La vicenda, scandita dalle buffe e accorate modifiche testamentarie di Angelo, il protagonista, narra di questo ameno gruppo di vecchietti, ancora arzilli, seppur pieni di acciacchi e paturnie, e della loro personale rivoluzione contro il sistema...
In un certo senso la ricetta e gli ingredienti sono gli stessi del bellissimo “Giulia 1300 e altri miracoli” del medesimo autore, però abilmente virati sul geriatrico e, per certi versi, resi più mordaci.
La polemica contro la situazione politica italiana, infatti, pur garbata e ironica, è assai più accesa, e anche se mancano personaggi carismatici come Fabio e Sergio, questi vecchierelli ci piacciono da morire.
Innanzitutto perché, per quel che mi consta, sono realistici: non sono supereroi, appaiono pieni di limiti, di cui tanti autoimposti, ma non sono nemmeno ridicole macchiette, e si denunciano noia, confusione, difficoltà economiche e solitudini... Al contempo, però, ci sono il rifiuto di annichilire e la voglia di cambiare lo stato di cose, di essere “visti” nonostante l'invisibilità. Tanto che i nostri ci riusciranno proprio sfruttando questa loro caratteristica: il fatto che non li noti nessuno e che tutti li prendano sotto gamba.
Un romanzo di formazione, dunque, ma originalissimo, proprio in quanto, anziché i soliti teenager, abbiamo protagonisti over settanta, con tutte le loro criticità e problematiche.
La parte più bella del volume, peraltro, non è data dal, pur simpatico, “attentato” posto in essere dai nostri, quanto piuttosto dalla loro quotidianità e dai loro pensieri, nonché, come nel romanzo della Giulia, dall'amicizia salvifica che li lega e sostiene, dalla solidarietà e dai sentimenti profondi. Stucchevole?
No, per niente, in quanto la storia è incentrata sull'ironia e sull'autoironia, anche quando i toni sono seri e i drammi veri, ed anzi, nonostante tutto, nonostante la tristezza, la paura, la rabbia e il rimpianto, ci si fanno persino due risate e ci si alleggerisce il cuore.
Ciò nondimeno dopo non ci sarà più possibile guardare gli anziani allo stesso modo, perché questo libro ci insegna ad amarli e a vederli davvero, loro e l'universo multiforme che si portano dentro. Oltre, naturalmente, ad insegnarci il segreto per affrontare bene la vecchaia: coltivare le amicizie e, semplicemente... vivere.