Liane, allegra e raggiante, si allontana dalla piscina dell’hotel in cui soggiorna con suo marito Martial e sua figlia Sofa. Sono sull’isola della Réunion per trascorrere una settimana di vacanza lontano dalla Francia. Liane e suo marito sono entrambi bellissimi e solari: una coppia per cui chiunque proverebbe un pizzico di invidia. Un’ora dopo Martial, non vedendo più scendere sua moglie, risale in camera per cercarla. Liane non c’è. E ovunque ci sono tracce di lotta. Martial è sconvolto. Dov’è Liane? Qualcuno le ha fatto del male? Partono immediatamente le indagini che sconvolgono la pace e la tranquillità di un’isola adagiata sull’Oceano Indiano che vive di turismo di classe. A occuparsi di un caso, che all’inizio pare molto lineare, sono la comandante della Gendarmeria locale, Aja Purvi, e il suo luogotenente, Christos Konstantinov. Martial passa immediatamente dall’essere “vittima” a trasformarsi in “carnefice” di sua moglie. Ci sono tracce di sangue ovunque, ma manca il corpo di Liane. Martial e Sofa cominciano una lunga fuga per tutta la meravigliosa isola della Réunion. Eppure non tutto è realmente come sembra e Aja e Christos dovranno fare i conti con una storia complessa in cui il passato ha un ruolo molto importante su ciò che sta accadendo. In fondo nessuno di noi può fuggire tanto a lungo dalle azioni che ha commesso e c’è sempre tempo per una lunga e meditata vendetta…
Michel Bussi, campione di vendite in Francia seppur partito in sordina, arriva in Italia con il suo terzo romanzo, dopo Ninfee nere e Tempo assassino, sempre editi dalla casa editrice E/O. Questa volta l’autore francese ci regala un noir ad altissima tensione in cui tutto è congeniato perfettamente. Il plot narrativo non ha sbavature né tempi morti: al contrario, il lettore resta sempre incollato al romanzo con poca voglia di staccarsi perché ha tanta voglia di capire come andrà a finire. Lo stile è semplice e paratattico. Michel Bussi non fa giri di parole ed è bravissimo nella descrizione dei luoghi in cui ambienta le proprie storie. Al lettore sembra di essere “fisicamente” nell’isola della Réunion tra vulcani ancora attivi, barriere coralline e una tranquillità solo apparente che nasconde tutto il male che il passato dei protagonisti porta con se. Aja e Christos dovranno barcamenarsi alla ricerca del bandolo della matassa non lasciandosi ingannare dalle soluzioni più semplici e immediate. Leggendo “Non lasciare la mia mano” si completamente coinvolti nella storia, si ha la voglia di continuare la lettura durante tutta la giornata. Bussi ancora una volta si conferma un vero maestro nel suo genere. Non si tratta di un romanzo che approfondisce la scena politica contemporanea al contrario siamo portati in un luogo isolato e protetto da tutto quello che arriva dal mondo esterno. La tranquillità dell’isola è totalmente sconvolta e trascinata verso una realtà di violenza a cui gli abitanti non sono e non desiderano essere abituati. “Non lasciare la mia mano” si lascia leggere tutto d’un fiato come una bibita fresca in questa estate caldissima e il lettore può godersi una storia “leggera” ma mai banale e sempre interessante.