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“Piccoli crimini coniugali” una piece dalle tinte noir

Testata: Scrivere la vita
Data: 27 aprile 2017
URL: http://scriverelavita.altervista.org/piccoli-crimini-coniugali-piece-dalle-tinte-noir/google-site-verification=O5jUF_JUyzSUYLYiuFVvL35oUCLJLEvHiRtB8I0kNqA

In una delle mie rapide incursioni in libreria, mi imbatto in un libro dal titolo intrigante: Piccoli crimini coniugali.

Incuriosita, leggo la quarta di copertina e una frase mi colpisce: quando vediamo una donna e un uomo davanti al prete o al sindaco dobbiamo chiederci quale dei due sarà l’assassino.

Lo compro.

Tornata a casa, scopro che è una piece teatrale di Eric Emmanuel Schimtt, da cui il regista Alex Infascelli ha ricavato il film omonimo con Sergio Castellitto e Margherita Buy, uscito nei cinema da pochi giorni. Che tempismo!

Dato che non amo guardare un film prima di aver letto il libro da cui è tratto, decido di cominciare subito. Lo divoro in un paio di giorni visto che ha solo 140 pagine. La lettura, al pari di un cibo, se non la si gusta lentamente lascia insoddisfatti. Avrei voluto godere di ogni singola parola, sottolineare e scrivere appunti come faccio quando un libro merita. E questo libricino merita davvero. Lo rileggerò dopo aver visto il film. Nell’attesa, se vi va, ve lo presento.

Non conoscevo Schmitt, l’autore, e scopro, a dispetto del cognome teutonico, che è francese naturalizzato belga. Con una rapida ricerca, individuo altri suoi titoli intriganti pieni di piccole perle come questa: Dubitare e credere sono la stessa cosa. Solo l’indifferenza è atea.

Credo che saranno i miei prossimi acquisti.

Ma torniamo a Piccoli crimini coniugali. La piece teatrale, pur conservando la vivacità della commedia brillante, alimentata dall’ironia d’oltralpe, appartiene al genere noir. Ambientata all’interno di un sontuoso appartamento, ricco di quadri e libri, mette a fuoco con continui capovolgimenti di fronte e di vedute, la guerra senza esclusione di colpi che da quindici anni si combatte tra due coniugi.

Senza alcuna premessa da parte dell’autore, il lettore è catapultato in un dialogo serrato, a tratti surreale tra Gilles e Lisa. Lui, scrittore di successo, lei artista con il vizio dell’alcol. Lui, reduce da un incidente domestico, ha perso la memoria e l’identità. Lei, amorevole e premurosa, cerca di fargliela tornare, raccontandogli la sua verità.

Ma niente è come sembra.

Il lettore, incantato dalle capacità affabulatorie di Lui che ha elaborato una teoria personale su tutto, e al contempo, attratto dalle contorsioni psicologiche di Lei, assiste a un ping-pong drammatico giocato sul filo del rasoio. Nel giro di poche battute ci si trova a parteggiare ora per l’uno ora per l’altra, e a ritenere vera ora una ora l’altra verità. Salvo scoprire, dopo un capovolgimento, che tutto ancora è da capire.

Geniale.

PICCOLE PERLE

Gilles esprime la sua sofferenza per la perdita di memoria:

C’è un universo molto pieno, molto ricco, che ha un’aria coerente, dove io mi aggiro senza trovarvi il mio ruolo. Tutto è solido tranne me. Me è sparito.

Lisa ha appena scoperto che Gilles sa della sua abitudine del bere:

C’è gente che beve per dimenticare. Non io. Con me non funziona. Io, al tuo posto, non sarei riuscita a perdere la memoria… Niente mi può far perdere la memoria. La nostra memoria.

Gilles, irritato perché Lisa gli chiede se ha preso le medicine:

Soffro di un male che non è curabile con le medicine! Cos’è questa mania di volermi far prendere una pillola appena provo un sentimento?

Lisa, per spiegare a cosa non va più nella loro coppia:

Forse ogni cosa ha una fine, una sua durata. La coppia è… organica, sarà programmata come un essere vivente. Morte genetica.

STILE

Lo stile di Schimtt si nutre dell’affabulazione di Gilles, il suo alter ego. Nessuna parola è lì per caso, ogni singola espressione è pensata, voluta, studiata. Eppure nell’insieme tutto risulta spontaneo e naturale. Per un attimo sembra di assistere a uno degli alterchi dei vicini di casa, quando, senza preavviso, costringono tutto il condominio a sorbirsi accuse e veleni. La differenza sta nello stile, appunto. In Piccoli crimini coniugali il livello è alto, non si assiste a insulti da bordello, volano sì stracci, ma di lusso. Tutto si decide sul piano psicologico dove l’emotività cerebrale di Gilles, quella che solo pochi uomini possiedono e che atterrisce le donne, emotivamente compulsive, rende impotente Lisa.

Un libro sulla violenza domestica provocata dal silenzio, dai rancori e dalle ossessioni generate dal non detto. Una prospettiva insolita sui problemi di coppia che mette a soqquadro ogni certezza.

Imperdibile