Leggendo i botta e risposta dei protagonisti di Schmitt, ho deciso di usare la sua pièce come scusa per dare il via a una rubrica su cui fantasticavo da qualche tempo. Nasce così, senza impegno, Sipario. Mi sono laureato lo scorso dicembre con una tesi in Letteratura teatrale, infatti, e ho già sulla scrivania qualche dramma di Becket e Pinter per l'esame di Storia del teatro inglese, da preparare nella prossima sessione. Perché, mi sono detto, non unire l'utile al dilettevole e parlarne anche a voi? Perché non cominciare da qui?
Quando vedete un uomo e una donna davanti al sindaco o al prete, chiedetevi chi dei due sarà l'assassino.
La scenografia è quella tipica dei drammi borghesi. Un salotto. Quadri alle pareti, una poltrona all'ombra di una lampada a stelo. Sullo sfondo, una scala a chiocciola che si arrampica ai piani superiori. Scene di un matrimonio al di sopra di ogni sospetto. Scena del crimine. Fanno il loro ingresso i padroni di casa, Lisa e Gilles. Lei moglie trofeo che invecchia con eleganza, lui scrittore di gialli dall'ego smisurato. A prima vista c'è qualcosa di stonato. Una garza avvolge la testa dell'uomo: appena dimesso dall'ospedale, ha perso la memoria. Sua moglie gli fa da guida, lo stimola e lo rimbrotta con tenerezza. A una seconda occhiata ci si accorge che c'è qualcosa che non va neanche fra loro. Non così presi. Non così sinceri l'uno con l'altra. I ripiani della libreria nascondono i trofei delle notti spese in solitudine - bottiglie di liquori buttati giù d'un fiato. Nessuno fa riferimento, e non è un caso, al lavoro più famoso del giallista di casa. Si chiama Piccoli crimini coniugali. Un bestseller che parlava della naturale degenerazione dell'amore. Tra le righe, di due come loro. Insieme per noia, per forza. La scenografia, la quiete apparente, sono il capolavoro di un falsario. Le termiti nelle pareti stanno già divorando il loro porto sicuro. Eric-Emmanuel Schmitt, raffinatissimo drammaturgo francese scoperto solo qui, ha prestato i suoi protagonisti in crisi al cinema italiano. Mi sono ricordato di questo noir sentimentale con il ritorno in sala di Alex Infascelli, regista che davo per disperso. Piccoli crimini coniugali si apre presto ai giochi di ruolo, alle recriminazioni, alle carte invertite. La guerra dei sessi fa tappa in un appartamento parigino in cui il dubbio affiora dopo una manciata di battute. Nel fare un quadro della situazione, l'insicurezza cronica di Lisa sta portando acqua al proprio mulino? Gilles, in balia di una moglie bugiarda, finge l'amnesia o vaga davvero nell'incertezza? Liberali per finta, confusi e infelici, si confessano a cuore aperto omicidi mancati, nevrosi, speranze. Si sono conosciuti tre lustri prima, al matrimonio di una coppia mai arrivata alla crisi del settimo anno. Gilles le aveva vomitato sulla macchina, Lisa aveva minimizzato con una battuta diventata poi un personale tormentone. Si può tornare a quella leggerezza, con la mente in pausa? Si può rianimare un corpo morente e ricominciare daccapo? Confesso che c'è un polpettone di Sparks, Le pagine della nostra vita, che mi emoziona anche quando non voglio. La storia di quest'anziano che racconta alla moglie malata le origini della loro unione mi farà sempre un certo effetto. Non so perché, o forse sì. E' un passaggio comune, comunque, a tanti melodrammi. Uno dei due perde sé stesso, il coniuge sano lo guida pazientemente nella ricerca. In Schmitt c'è ben poca voglia di tornare allo status quo. E il viaggio della memoria di Gilles, il rewind, può proprio fare al caso dei protagonisti. Creando, con una terapia di coppia che ammette tiri mancini e scorciatoie, il marito e la moglie perfetti. Un idillio su misura, prefabbricato, che potrebbe fare pendant con i cuscini del sofà e i fiori della carta da parati.