Trittico dell'infamia rivisita le guerre di religione scoppiata in Europa nel cinquecento tra cattolici e protestanti, che si spostarono poi in terra americana scatenando la loro furia sulla popolazione indigena. Lo fa attraverso la storia di tre pittori e della loro opera ispirata a tre scenari violenti. Il primo è il clamoroso insuccesso della missione francese per conquistare la terra degli indigeni timicua (l'attuale nord della Florida) testimonia da Jacques Le Moyne. Il secondo è il massacro di San Bartolomei, nefasta notte parigina del 24 agosto 1572 in cui centinaia di cattolici furibondi si riversarono nelle strade e uccisero diecimila ugonotti, strage a cui François Dubois sopravvisse e che rievocò nel suo unico quadro. E infine, l'ossessione che s'impossessa di Théodore de Bry dopo aver letto la Brevissima relazione della distruzione delle Indie di Bartolomé de las Casas, e che lo porta a puntare apertamente il dito contro il grande crimine della conquista dell'America, anche se non aveva mai viaggiato in quelle terre. Sono tre autori che denunciano i massacri religiosi indicando il loro principale colpevole, il cattolicesimo. Il romanzo s'interroga sull'importanza dell'opera d'arte come meccanismo estetico e come documento storico in grado di rappresentare gli orrori prodotti dalla religione.