“Quella notte nelle strade del ghetto ebbe fine la peste. Quella notte in Dreibrunnenplatz, nella sua casa, la bella Esther, moglie dell’ebreo Meisl, morì. Quella notte, nel suo castello di Praga, il capo del Sacro Romano Impero, l’Imperatore Rodolfo II, si risvegliò dal suo sogno con un grido”.
“Di notte sotto il ponte di pietra” (E/O, 2017) di Leo Peruz, scrittore di gialli e di romanzi storici, noto più come drammaturgo, ci presenta il ghetto di Praga con le sue case diroccate e i suoi vicoli bui che conducono al fiume che attraversa la città di Praga sino a quel ponte simbolo del confronto tra cristiani ed ebrei.
Ci troviamo a Praga alla fine del sedicesimo secolo. La città è governata da Rodolfo II, imperatore del Sacro Romano Impero. Uomo estremamente ricco e potente innamorato di Esther, moglie dell’ebreo Mordechai Meisl, legato economicamente all’Imperatore. Da questa storia principale Peruz ne costruisce altre: la storia di Keplero, che alla morte di Tycho Brahe prende il suo posto come astronomo di corte ma che vive in miseria perché l’Imperatore ama spendere i suoi soldi facendo arrivare capolavori artistici da mezza Europa; e quella di Wallenstein e del suo curioso matrimonio, avvenuto per caso e per necessità sotto la guida di un destino scritto nelle stelle; quella di Rabbi Löw, autore di sortilegi, cabalista e artefice del Golem. L’autore aggiunge poi le vicende intricate di pazzi, furfanti, dignitari, dame e duelli, che danno vita a un intreccio divertente, pittoresco, a volte vero, altre incredibile.
Leo Peruz, scrittore praghese contemporaneo di Franz Kafka, crea un romanzo da una serie di racconti autonomi, scritti negli anni, che hanno come protagonista appunto la sua città natale e alcuni personaggi storici come l’imperatore Rodolfo II e l’ebreo usuraio Meisl ma anche tanti personaggi di fantasia che arricchiscono la trama. La narrazione di Peruz procede per immagini tridimensionali dove lo spazio è per lo più sempre lo stesso, il ghetto, i personaggi e la ricostruzione storica, invece, si muovono in maniera conflittuale attraverso miti e tradizioni “che hanno contribuito alla fama di Praga come città ‘magica’”.