L’autore del libro è Canek Sánchez Guevara, nipote di ‘Che’ Guevara, morto per problemi cardiaci nel 2015 a soli 40 anni come il famoso comandante.
Il disco rotto. 33 rivoluzioni, è stato scritto tra la Francia e il Messico e pubblicato in tutto il mondo dopo la morte dell’autore. L’autore utilizza il protagonista, un cubano nero – cresciuto in una famiglia totalmente asservita agli ideali rivoluzionari – per raccontare la storia di una città, L’Avana e una nazione, Cuba, prigioniere di un ideologia che ha ridotto la popolazione in una situazione di indigenza e disperazione.
Il protagonista della storia dopo aver cominciato ad appassionarsi alla lettura, si rende conto della differenza tra la realtà e la presunta verità veicolata dal partito. Nella monotonia insopportabile del suo lavoro ripetitivo e alienante, echeggiano come in un disco rotto gli slogan del regime insieme alle lamentele della gente, mentre la sporcizia e la miseria sono ad ogni angolo di strada. Il suo unico conforto è una donna russa del nono piano che dopo la separazione dalla moglie diviene anche la sua amante.
Dopo la lettura comincia ad appassionarsi alla fotografia e utilizza la macchina per documentare le scene tragiche di disperazione con protagonisti gruppi di persone sempre più numerosi che su imbarcazioni di fortuna tentano di scappare verso le coste della Florida. Stanco del clima di totale ipocrisia che lo circonda, un giorno decide di prendere parola durante un’assemblea ed espone pubblicamente il suo dissenso. Naturalmente arrivano le conseguenze negative, perde il posto di lavoro e si mette nei guai fino alla fuga e il tragico epilogo.
Qualche considerazione sul libro di Sánchez Guevara
Il disco rotto è un libro così piccolo da sembrare quasi un diario. Comincia con la descrizione di un ciclone che investe l’Avana per poi introdurre lentamente la storia.
In tutto il racconto c’è il costante riferimento al paragone con un disco rotto per descrivere le perduranti difficoltà del paese. Una metafora che diventa ad un certo punto una ripetizione ossessiva, claustrofobica, usata per parlare di qualsiasi argomento. La vita, il partito, la miseria, tutto è un disco rotto! Una costante malinconia avvolge l’intero romanzo. Cuba è un disco rotto, niente cambia più a Cuba, governata da un leader máximo che ripete sempre le stesse cose, senza speranza di cambiamenti perché Fidel dopo la cacciata di Batista, si è trasformato lui stesso in un dittatore. Man mano che nella mente del protagonista gli ideali della rivoluzione lasciano spazio alla consapevolezza della povertà e del degrado che attanaglia il paese, lui stesso viene come attratto da quella disperazione che si trasforma in una lucida follia nel tentativo di inseguire il sogno americano attraverso un viaggio folle e suicida su una zattera improvvisata e destinata al naufragio tra le onde dell’oceano che si estende di fronte al Malecòn.
La narrazione è fatta tutta in terza persona e lascia nel lettore una sensazione di un’atmosfera sognante e di distacco dallo scrittore. Pur utilizzando questo stile e un linguaggio mai violento si percepisce in Sánchez Guevara il suo amore tormentato e i suoi sentimenti contrastanti verso Cuba. Dalla rassegnazione all’indignazione fino alla rabbia.
Il simbolo storico di Cuba, Fidel Castro
Fidel Castro, recentemente scomparso, lascia in eredità il dibattito sul suo ruolo e il suo posto nella storia. Un uomo diventato un simbolo storico politico e la cui longevità rispetto agli altri protagonisti politici della sua epoca, lo ha fatto sembrare quasi immortale. Qualcuno afferma che con lui si è chiusa un epoca, ma questo libro di Sánchez Guevara contribuisce a farci capire come questo sia avvenuto molti anni prima, quando tutti quelli che hanno esaltato la rivoluzione, hanno dovuto constatare la deriva dell’ideale rivoluzionario verso l’oppressione del regime castrista.