Nella steppa patagonica battuta dal vento, tra sassi, polvere e cespugli riarsi, la vita è spietata e segue i ritmi delle mandrie da spostare a seconda delle stagioni, dalla tosatura della lana, degli accoppiamenti e delle macellazioni. Quando Rafael viene al mondo la fattoria è già un inferno: il padre se n'è andato per sempre; i fratelli maggiori, gemelli forti e prepotenti, odiano l'ultimo arrivato e lo maltrattano; l'altro fratello, Steban, è semiritardato, e la madre, rozza e avara, tiene insieme questa famiglia di disperati con tirannica autorità e, quando serve, col sangue. È lei il capo assoluto, sotto di lei i gemelli, sotto di loro Steban, detto lo scemo, e sotto tutti gli altri Rafael, detto il piccolo. Questa situazione di violenza quotidiana subisce un'impennata quando il piccolo, ormai quattordicenne, seguendo le tracce di due cavalli fuggiti si imbatte in un bandito in fuga, ferito e carico di soldi, che gli muore sotto gli occhi. Alla violenza esplicita di botte e risse si aggiunge una violenza sorda fatta di rancore e invidia di cui Rafael è il primo a fare le spese. È l'inizio del precipitare degli, una guerra combattuta a colpi di astuzia e di brutalità che precipiterà la famiglia in una spirale di distruzione.