"Mare in vendita" è la scritta su un cartello stradale. Il protagonista di "Scrittore e assassino" di Ahmet Altan (traduzione di Barbara La Rosa edizioni e/o, pp. 400, €17) segue quella indicazione e la sua vita cambia. La strada lo porta in una cittadina della costa turca che «odorava di morte e marijuana», una paese scosso da frequenti omicidi e dove tutti sembrano condurre una doppia vita nelle chat, a caccia di «pietanze diverse da quelle dei menu classici». Gli omicidi nascono dalla «mafia dei terreni» o forse solo dalla fame di denaro: sulla collina, dove una chiesetta segna il luogo di una leggendaria tomba di Gesù Cristo, sarebbe nascosto un tesoro. Spinto dalla passione per una donna misteriosa e «bella come la luna» (un paragone che arriva dritto dalle "Mille e una notte"), lo scrittore finisce travolto da questo mondo diviso tra "cose da uomini" - i soldi, il potere, la corruzione, la violenza - e il mondo femminile fatto di chiacchiere e sensualità che lui, grazie alle donne dei suoi romanzi, è l'unico uomo in grado di capire. Su tutto incombe la presenza di un Dio onnipotente e indifferente, complice di ogni peccato e di ogni delitto ma abbastanza tollerante da parlare con le parole della Genesi e di un vangelo apocrifo anche se si fa venerare in una moschea. In questo giallo capovolto, l'assassino è noto fin dal titolo, e la sfida per il lettore è indovinare che verrà ucciso, e perché. Altan è un giornalista turco incarcerato dopo il fallito colpo di Stato del luglio scorso, ma incuriosirsi per il suo libro solo per questo sarebbe un'offesa alla sua bravura. Che spicca nelle scene di «sesso a parole», sensuali e mai eccessive, e nelle descrizioni dei delitti, precise al millimetro senza cadere nello splatter.