Bisogna voler davvero bene a Massimo Troisi per leggere e apprezzare Da domani mi alzo tardi [Roma, Edizioni E/O, 2007]. Bisogna conoscerne i film, sapere a memoria certe battute e certe espressioni. Bisogna adorare Troisi incondizionatamente e pensare che fu un grandissimo uomo oltre che un grandissimo artista. Solo così si possono accettare le confessioni di Anna Pavignano, sua compagna nella vita e nel lavoro, che con tenerezza racconta un sogno a occhi aperti in cui Massimo, quel 4 giugno 1994, non se n’è mai andato: ha solo scelto di vivere lontano dai riflettori e adesso sta provando a seguire il consiglio dei suoi collaboratori più stretti. Tornare alla vita. Tornare al cinema. Se tiene genio, riuscirà a rimettersi in gioco. Così, nei ricordi e nell’immaginazione di colei che è stata la coautrice di tutti i film che ha firmato come regista (eccezion fatta per Non ci resta che piangere), Troisi è di nuovo la figura umana che chi l’ha incontrato anche oltre lo schermo può dire di aver conosciuto. Un uomo che sa far ridere, ma anche soffrire. Un uomo a cui è facile voler bene per la schiettezza dei modi e per l’inusuale napoletanità, ma che sa anche mettere in tremenda soggezione. Con i suoi silenzi, la sua malinconia, la sua inavvicinabile sensibilità. Un uomo che è un bambino diffidente, in primo luogo della propria natura e della propria carriera. Bisogna saperselo conquistare, Massimo. Giorno per giorno. Ma anche così, vincendo questa quotidiana battaglia contro se stessi, contro i propri bisogni, in nome dell’illusione di addomesticare una bestia tanto rara, Massimo non sarà mai di nessuno. Anna Pavignano lo sa bene e lo ammette. Senza recriminare.
Quando c’era Massimo non avevo niente,
perché lui occupava tutto.
Non avevo nemmeno una casa. Migravo
da un residence a una stanza presa in affitto
con amiche più o meno interessanti.
Stavo dove capitava e non mi fermavo mai,
perché era con lui che vivevo
– farei meglio a dire per lui –
ma non si doveva dire.
VIVERE DENTRO IL CINEMA
Quando Anna Pavignano ha pubblicato Da domani mi alzo tardi, Troisi era morto da 13 anni e la loro relazione si era spenta assai prima, lasciando per fortuna in vita un rapporto professionale da cui sono scaturiti nel 1991 Pensavo fosse amore e invece era un calesse (uno dei miei film preferiti in assoluto) e nel 1994 Il postino. L’autrice ora è sposata con due figli, ha una vita serena e stabile, non più fatta di alberghi, set cinematografici e lunghe solitudini in attesa di sapere con che donna Massimo – che le racconta tutto ogni volta – l’ha tradita.
«Lei voleva essere la donna della mia vita.
“Se vuoi essere la donna della mia vita,
lasciami una vita”, le ho detto»
Mai un lamento però, mai una grinza, mai uno strappo. La gelosia per una femminista – torinese, per giunta, e fidanzata con un meridionale, un napoletano – è bandita. Alla peggio si può sentire “una puntina, un’eco di gelosia”, come dice la spigolosa Marta in Ricomincio da tre. È tutto giocato sui rimandi tra sceneggiature e scene di vita vissuta il dialogo tra il redivivo Massimo e la commossa Anna, che vicino al compagno di mille parole si riscopre sempre più coinvolta da un passato che, proprio come l’attore, non se n’è mai andato. Difficile dire se a causa dell’intensità delle emozioni o perché quelle emozioni, quelle situazioni, quella straordinaria routine condivisa con lui sono state quasi tutte impresse sulla pellicola. In ogni film, verremo a sapere, ci sono pezzetti della loro storia, che da sketch, da ciak cinematografici, si spacchettano nei capitoli di questo libro, mettendo in moto una delicata macchina del tempo. Infanzia, giovinezza, maturità scorrono come proiezioni sulle pareti e sulle finestre della casa sul litorale laziale in cui Massimo e Anna, come ai vecchi tempi, si sono rinchiusi per partorire un nuovo soggetto. Alla ricerca di un’idea plausibile per un lungometraggio che segnerebbe il rilancio artistico di Troisi, si entra in punta di piedi nella vita privata dell’attore, nella sua storia, nel suo lavoro, nel rapporto con la famiglia, con gli amici e con le donne, nei mille dubbi esistenziali che in pubblico ha sempre cercato di esorcizzare con l’ironia o con una ostentata, fanciullesca indifferenza.
MASSIMO, RIECCOTI QUI
Il pregio più grande di questo incontro immaginario, a mio avviso, è la discrezione tutta piemontese con cui pino-settanni-massimo-troisiAnna Pavignano si fa interprete di ciò che il fantasma di Massimo Troisi sussurra a lei e al lettore. Ma attenzione: non v’è nulla di lugubre o peggio grottesco in un’operazione che – si sente – nasce come dal desiderio di sfogliare vecchie foto di una persona cara e non dalla ricerca di un facile successo letterario attraverso il nome di un artista che ha lasciato un enorme vuoto e un sacco di perché. La sensazione di trovarsi seduti a un tavolo con Massimo, osservando la sua fronte ampia, i suoi riccioli neri, il perenne mezzo sorriso che un po’ beffa e un po’ sdrammatizza, le dita lunghe e sottili che sorreggono parole napoletane smozzicate (bellissimo ed efficace il troisese re-inventato dalla Pavignano) è quanto mai reale. Emoziona, intenerisce, crea familiarità e reciprocità come solo un buon libro sa fare. Almeno così ha fatto con me. E ci ho ritrovato quello stesso modo di esprimersi che mi rivela, ogni volta che vedo uno dei loro film, un modo nuovo di intenderli.
UN NUOVO FILM SU TROISI?
A proposito di film, anche se non si trovano on line notizie certe, dovrebbero essere in corso le riprese di una pellicola tratta da Da domani mi alzo tardi, che nel frattempo è già diventato una piece teatrale, con le letture di Anna Pavignano accompagnate dalla chitarra di Alfredo Morabito. A dirigere il progetto cinematografico c’è Stefano Veneruso, regista, produttore e nipote di Troisi. Come protagonista femminile è stata scelta Jennifer Beals (sì, proprio quella di Flashdance), mentre ancora non si sa chi interpreterà il ruolo di Massimo, che dovrebbe comunque andare a un altro attore americano per conferire un respiro internazionale a produzione e distribuzione. Il film a dire il vero era stato annunciato già nel 2014, con l’inizio delle riprese previsto per il 2015, e ad oggi verrebbe da pensare che siamo di fronte a un nulla di fatto. Dubito comunque che Massimo se ne faccia un cruccio. È uno che non ha mai avuto fretta, lui.
«Ho pensato che voglio cambiare, non voglio più essere
pigro come sono sempre stato. Ho deciso che da domani cambio,
da domani mi alzo… tardi!»
Scoppio a ridere.
«Che cosa cambia? Ti sei sempre alzato tardi!»
«No» e mi esorta alla precisione, l’indice puntato.
«Mi sono sempre alzato tardissimo! All’una e mezza, alle due”
Da domani mi alzo alle undici, lo giuro!»