«Tre donne vivevano in un paesino. La prima era cattiva, la seconda bugiarda e la terza egoista. Il paese aveva un grazioso nome da giardino: Giverny». Non pensavo di ritornare così presto sull’argomento ninfee, ma non è colpa mia se Michel Bussi, il giallista francese più amato del momento, ha deciso di ambientare il suo nuovo romanzo, Ninfee nere (edizioni e/o), proprio a Giverny, patria indiscussa dei più bei quadri di Claude Monet. E così, eccoci di nuovo in Normandia, nel piccolo centro che il grande pittore impressionista aveva scelto come buen retiro, realizzando il suo giardino incantato. Questa volta, tuttavia, lo scenario è ben diverso da quello al quale i suoi quadri ci hanno abituati. Un delitto misterioso scuote la cittadina di provincia: la vittima è l’oftalmologo Jérôme Morval, un dongiovanni seriale che ha seminato molto rancore fra i mariti delle sue numerose amanti. Naturalmente, c’è un commissario di polizia, appena arrivato in paese, che si trova davanti tre donne, con molti segreti da nascondere. E, sullo sfondo, ci sono i paesaggi che avevano affascinato Monet e che diventano protagonisti tanto quanto i personaggi dell’intricato giallo. Non posso svelarvi di più per non rovinare i vari colpi di scena e un finale a sorpresa degno dello scrittore, che è un vero esperto nel costruire meccanismi a orologeria in grado di spiazzare sempre anche i lettori più smaliziati.
La Giverny descritta da Bussi non è più quella di fine Ottocento che aveva fatto innamorare Monet e una schiera di pittori americani, inizialmente indotti a pellegrinare fin lì dal desiderio di carpire il segreto dell’ispirazione del maestro.
Ora ci sono i pullman dei turisti, pronti a immortalare il famoso laghetto con le ninfee. Difficilmente, però, gli stessi turisti troveranno le ninfee nere che il giallista francese descrive come principali protagoniste di alcuni quadri che si immagina dipinti da Monet proprio alla fine della sua vita.
Anche se era un grande collezionista di questi fiori esotici, non credo che il grande pittore abbia mai posseduto delle ninfee nere. O, almeno, noi appassionati non le abbiamo mai viste ritratte nei suoi quadri che ci regalano, invece, fioriture dal rosa al malva, immerse negli incredibili colpi di luce che inseguiva con i suoi pennelli: «Ancora una volta mi sono prefisso l’impossibile: uno specchio d’acqua sul quale ondeggiano piante… è meraviglioso da vedere, ma esasperante da rendere». La passione e il talento di Bussi ci insinuano comunque il meraviglioso sospetto che, da qualche parte nel mondo, un quadro con una ninfea nera di Monet esista davvero! Nel frattempo, gli ibridatori più all’avanguardia hanno creato nuove varietà di fiori, con ogni possibile sfumatura, che Monet avrebbe volentieri ospitato nella sua ricca collezione. E ricordatevi che non c’è bisogno di possedere un lago per godere di questo piccolo miracolo della natura. Come dico sempre, una tinozza è più che sufficiente.
Fiore consigliato: Ninfea Almost Black. Color rosso scuro, a tratti nero. Foglie inizialmente nere, stami neri. Fiorisce da giugno a settembre.