“Chesapeake è il fiume dei fiumi, una grande distesa d’acqua carica di magia, più vasta del Susquehanna. I pesci balzano fuori desiderosi di essere presi, gli uccelli vanno e vengono continuamente, la riva è ricoperta di alberi maestosi e, sopra tutto questo, la volta del cielo più azzurro che si sia mai visto.”
La storia ha inizio con la fuga dell’indiano Pentaquod.
La sua tribù lo guarda con sospetto da giorni e sta per dichiararlo “escluso”.
Si è proclamato contrario a muovere guerra contro le tribù che vivono oltre l’ansa nord del fiume scontrandosi apertamente con le usanze sociali della tribù.
Pentaquod fugge dal suo wigwam.
Costeggiando la riva del grande fiume Chesapeake raggiunge nuove terre inesplorate. Qui vuole vivere in pace. La sua scelta di non piegarsi alle convenzioni dei Susquehannok, il suo popolo, ne fa un precursore dei tanti uomini valorosi che lo seguiranno alla scoperta del nuovo mondo. Protagoniste della storia tre famiglie dai diversi destini.
Edmund Steed, erede di una antica famiglia inglese di gentiluomini, fuggito da Londra perché stanco di nascondere la sua fede cattolica trova nella baia la sua casa e nelle foglie del miglior tabacco la possibilità di crearsi un impero.
Timoty Turlock, a Londra ladro di professione, giunto nella colonia per scontare una pena di sette anni, rimane affascinato dalle foreste verdi e dalle acque cristalline, tanto da mettere radici sul lato paludoso della baia e avviare una attività redditizia.
Edward Paxmore, primo quacchero a giungere in Virginia, stimato falegname, insieme alla moglie Ellen si batte per la parità delle donne, il rifiuto della violenza e l’abolizione dello schiavismo.
Quattrocento anni di storia americana.
Dal primo abitatore indiano, ai padri fondatori delle colonie sbarcati nella baia di Chesapeake nel 1608, dagli artefici dell’indipendenza degli Stati Uniti alla crisi economica del 1929, fino allo scandalo politico del Watergate del 1972.
Originariamente pubblicato nel 1978 dallo stesso autore, oggi rieditato dalla casa editrice E/O.
Un progetto grandioso, un’avventura epica e ambiziosa lunga più di mille pagine, che cattura il lettore trasportandolo lentamente lungo il corso del fiume Chesapeake.
Grandi famiglie come gli Steed, i Paxmore, i Turlock, portatrici di valori solidi ed eterni da trasmettere di generazione in generazione. Imprenditori, quaccheri, antischiavisti, prototipi del sogno americano, uomini pronti a tutto. Coloni legati alla propria terra, spesso conquistata e difesa col sangue, uomini e donne coraggiosi che non abbassano mai la testa, né di fronte all’implacabilità della natura né di fronte alla prepotenza dell’uomo.
Paladini del bene, pronti a rischiare in prima persona affinché le colonie siano l’orgoglio della madre patria e del Re.
I temi toccati sono tanti e fondamentali: la proprietà della terra, i rapporti con le popolazioni indigene, l’importanza dell’istruzione, l’abolizione della schiavitù, i diritti e i doveri dei coloni verso la madre patria, le leggi che regolano i commerci marittimi, la corruzione e la simonia di cui si macchiano gli esponenti della chiesa, il quaccherismo.
La baia fa da contorno a queste comunità, affacciata sull’oceano atlantico, lungo la costa orientale degli States, suddivisa tra i territori del Maryland e della Virginia. Nascosta da promontori, protetta da scogliere di mirabile bellezza si apre all’improvviso con vedute ineguagliabili sui tre lati e un caldo senso di sicurezza offerto dai pini altissimi e dalle solide querce.
Il primo desiderio, alla fine del libro, è assicurarsi un biglietto di sola andata per questa Baia leggendaria, fertile e lussureggiante, paradiso naturale di piante e animali, fiori e corsi d’acqua. Prima di me chissà quanti lo avranno sognato. James A. Michener lo ha fatto. Ha viaggiato attraverso l’oceano Atlantico ed ha attraversato in barca a vela il Chesapeake nel 1927 per poi tornarci frequentemente negli anni successivi, fino a stabilirvisi per un periodo di due anni nel 1975.
“Scriverò di questa baia!”
E’ stato il suo primo pensiero, alla vista di tanta magnificenza.
Dobbiamo ringraziarlo di averlo fatto con dovizia di particolari, tanto che, dalla mia poltrona, ho creduto spesso di udire il richiamo del gambe-lunghe-pescatore della palude, di vedere le oche mettersi in volo e, più semplicemente, di sentire l’inebriante profumo della vegetazione.
“Sulla sponda orientale si trova un’isola alberata, posta tra due promontori come una sentinella pronta a dare il benvenuto. Il terreno è basso ma gli alberi si elevano così altri e irregolari da dare l’impressione di una collina. Querce, aceri, eucalipti, castagne, betulle, pini altissimi, agrifogli iridescenti, crescono talmente fitti che quasi non si scorge il suolo. L’isola è ricca di promesse, ovunque si spinga lo sguardo si scorgono distese d’acqua che si perdono lungo la baia, insenature, rientranze e piccoli fiumi. Rive mosse e ondulate, vasti campi, dolci declivi coperti di alberi, ovunque domina un senso di opulenza, di quiete e di calma esistenza.”
Famoso come uno degli scrittori più documentati al mondo, è riuscito ad intrecciare sapientemente realtà e finzione regalandoci un’opera fondamentale per conoscere e capire il paese più potente al mondo.