La letteratura brasiliana, per quella letta sinora, mi piace molto ma ho ancora molto da scoprire e sono sicura che l’unico stato sudameriacano lusofono abbia ancora tanti scrittori interessanti. “Sergio Y. va in America” di Alexandre Vidal Porto (e/o edizioni, 183 pagine, 16,50 €) è un bel libro, un altro piccolo tassello di questo mio giro del mondo attraverso i libri.
Titolo: Sergio Y. va in America
L’Autore: Alexandre Vidal Porto è nato a San Paolo, in Brasile. Laureato in giurisprudenza ad Harvard, è diplomatico e attivista per i diritti umani. Con il romanzo Sergio Y. va in America ha vinto il Paraná Literary Prize
Traduzione dal portoghese: Angela Masotti
Editore: e/o edizioni
Il mio consiglio: si tratta di un romanzo affascinante e scorrevole, molto introspettivo e intimo. La punta di giallo che corre tra le pagine conferisce una briosità per cui il lettore difficilmente riesce a staccarsi dal libro. Inoltre la storia di Sergio intriga e commuove
Di alcune ossessioni mi libero facilmente, altre invece continuano a perseguitarmi per gli anni successivi, anche dopo l’interruzione del rapporto terapeutico. E’ proprio quel che mi è successo con Sergio Y. Con lui ho imparato che certi pazienti comprendono prima del medico quando il trattamento raggiunge l’apice – ovvero il momento di fermarsi, a partire dal quale i progessi divengono decrescenti. Ed è stato con Sergio che ho scoperto l’importanza dell’umiltà. Ma non sono mai riuscito a capire, in questa storia che sto per raccontare, se e chi tra noi due sia stato in effetti abbandonato. [Sergio Y. va in America, Alexandre Vidal Porto]
Armando è uno psicoterapeuta famoso e molto competente di San Paolo, e durante la sua lunga carriera ha aiutato tanti pazienti a superare traumi e problemi. Giunto quasi all’età della pensione, accetta Sergio Y. come ultimo paziente: Sergio è un ragazzo giovane, ricco e intraprendente, bisnipote di Areg un uomo di origini armene che giunse nel Pará nel 1915, dove realizzò la sua fortuna economica fondando i Magazzini Laila.
Quando Sergio Y. esterna l’intenzione di compiere un viaggio a New York, Armando suggerisce a Sergio Y. di visitare il Museo dell’Immigrazione ad Ellis Island. Una volta tornato dal viaggio a New York, Sergio Y. decide di interrompere la terapia: grazie alla visita al Museo dell’Immigrazione, Sergio ha capito qual è la strada per la sua felicità personale.
Da New York Sergio Y. porta due doni al suo psicoterapeuta: Il libro dell’inquitudine di Fernando Pessoa (edizione bilingue) e l’immagine della SS Kursk, la nave che salpava da Libau e conduceva a New York gli europei durante le ondate migratorie dei primi del Novecento.
Armando, perplesso, non può che assecondare i desideri di Sergio e interrompe le sedute. Sarà anni dopo che Armando scoprirà cosa è successo a Sergio, trasferitosi da San Paolo al West Village di New York. Una scoperta che lo lascerà esterefatto e sconvolto per non essersi accorto di alcuni “segnali” durante i colloqui con Sergio. Tanto sconvolto, Armando, da decidere di andare a New York per capire cosa è successo quando Sergio Y. è andato in America.
“Dottor Armando, credo di aver scoperto un modo per essere felice Ne ho avuto la rivelazione in una delle nostre conversazioni e penso di sapere ormai che direzione dare alla mia vita (…) Grazie di tutto”. E’ stato quel che mi ha detto. Era come se, dopo ore e ore di un lungo viaggio in autobus, un passeggero si alzasse tranquillamente dal suo posto per rivolgersi all’autista e spiegargli di aver preso la vettura sbagliata, chiedendogli di farlo scendere. Mi ha consegnato un assegno per le sessioni che mi doveva, mi ha salutato con una stretta di mano ed è uscito sotto la pioggia. [Sergio Y. va in America, Alexandre Vidal Porto]
“Sergio Y. va in America” è narrato in prima persona da Armando ed è grazie alla sua voce suadente e invitante, che noi lettori veniamo a conoscenza della storia del giovane Sergio. Una storia che, pagina dopo pagina, diventa sempre più intrigante, a partire dalla curiosità che sorge quando Sergio torna da New York con la sua certezza su “come essere felice” e con quei due oggetti acquistati per lo psicologo. Oggetti che non sono stati regalati a casaccio: Armando, in realtà, ha degli indizi in mano, utili per comprendere le scelte di Sergio Y.
Grazie alla narrazione in prima persona e ai capitoli brevi che invitano a proseguire nella lettura, “Sergio Y. va in America” è un bel romanzo, coinvolgente, che porta necessariamente ad una serie di riflessioni: su cosa significhi essere felice e come diventarlo, sul coraggio di seguire le ambizioni e di stravolgere la propria vita se si ritiene sia la via giusta; una storia sull’umiltà e su quelle che crediamo siano le nostre sicurezze e invece si rivelano le nostre debolezze. Un romanzo introspettivo e delicato, dove ognuno di noi leggendo può ritrovare un frammento di sé o un significato sfuggente. Un libro decisamente consigliato!
Sergio era il mio grande errore professionale. Credo di non aver mai sbagliato con nessun altro paziente come ho fatto con lui. Era giusto che mi facesse sentire le mani sporche si sangue, ne potevo quasi percepire l’odore. Ma non volevo far sapere a nessuno della mia vulnerabilità [Sergio Y. va in America, Alexandre Vidal Porto]