Dopo la strage di Orlando, in Florida, il 12 giugno, l’opinione pubblica occidentale è arrivata subito a una conclusione: l’islam è una religione omofoba – a differenza delle altre religioni, notoriamente ben disposte verso l’omosessualità – e costituisce un movente plausibile per i terroristi. La realtà in seguito ha complicato questa idea: il terrorista, che il gruppo Stato islamico ha ufficialmente riconosciuto come un suo combattente, era probabilmente gay e si era opposto alla visione tradizionalista del padre afgano.
I riflettori puntati sulla questione dell’omofobia hanno fatto emergere reazioni inaspettate nelle società arabe. Lo scrittore Saleem Haddad ha postato su Facebook una foto che mostrava tre uomini vestiti da donna per esprimere la solidarietà degli arabi gay alle vittime di Orlando. La foto ha fatto il giro del mondo.
Lo scopo di Haddad era oltrepassare i pregiudizi in oriente come in occidente. Insieme a lui, diversi intellettuali e storici stanno cominciando a raccontare una storia dell’omosessualità in Medio Oriente ancora da scrivere, guardando oltre i divieti dei governi autocrati della regione, che spesso stigmatizzano l’omosessualità per fini politici.
Mi sono innamorato di un ragazzo
La storia offre esempi significativi sul modo in cui si è affrontata la questione in passato. In un articolo pubblicato su Haaretz, lo storico Ofri Ilany ricorda la sorpresa di uno degli esponenti egiziani più importanti del rinascimento arabo, Rifaa al Tahtawi, che visitò Parigi nel 1820 e scrisse su quell’esperienza un racconto intitolato Viaggio a Parigi.
Tahtawi notò con stupore che a Parigi non amavano i giovani ragazzi e, a differenza dei poeti del suo paese, non scrivevano poesie sulla loro bellezza. Il rifiuto era tale, diceva Tahtawi, che in francese non si poteva scrivere ‘Mi sono innamorato di un ragazzo’. Per i francesi, ‘era una delle peggiori offese. Non ne parlavano nei loro libri, e non affrontavano mai l’argomento nelle loro conversazioni’.
Anche gli studiosi europei suoi contemporanei descrivevano il mondo musulmano di allora come una realtà in cui l’omosessualità era diffusa e accettata, aggiunge Ilany. “I viaggiatori britannici erano stupiti del fatto che la ‘tendenza sodomita’ già tollerata nella Grecia antica fiorisse in Egitto e in Oriente”.
In pratica, nelle società premoderne arabe, dice Ilany, non esisteva quel concetto di omosessualità apparso in Europa nella seconda metà del novecento. Avere rapporti sessuali con degli uomini non impediva poi di averne con delle donne e di sposarsi.