Giverny è il villaggio della Normandia dove Claude Monet ha vissuto per oltre trent'anni e dipinto i suoi capolavori più famosi: un luogo dove ancora oggi si respira arte, ma anche mistero. Così almeno pensa Michel Bussi, superstar del poliziesco in Francia, ma da noi quasi sconosciuto, che proprio l' ha ambientato questo suo raffinato giallo. Al centro ci sono tre donne: una vecchia ottantenne, una giovane maestra dagli occhi color malva, e una bambina, pittrice in erba, ultradotata. E ovviamente c'è un morto, un ricco oftalmologo, trovato annegato, accoltellato e con la testa spaccata sulla riva di un ruscello. In tasca ha una cartolina con una delle ninfee di Monet e degli enigmatici auguri destinati a un bambino di 11 anni.
Le tre donne hanno in comune la voglia di fuggire a Giverny, «bel giardino con le inferriate». Che cosa le leghi anche al delitto, l'autore ce lo farà scoprire srotolando piano una rete di fili sottili e ingegnosi. Un puzzle che usa lo stile e i colori dell'Impressionismo per congiungere le vite dei protagonisti, legandole con ironia anche a quella dello stesso Monet, che diventa un personaggio del libro, una specie di deus ex machina la cui presenza aleggia ovunque. Impariamo così quanti chilometri di ninfee ha dipinto (più o meno 350 metri quadrati, vale a dire più di 270 quadri sparsi in giro per il mondo), le sue stravaganti manie, le battaglie con gli abitanti locali per mantenere il suo eden intatto vinte spesso sborsando fior di quattrini. Ultimo tocco intrigante: le indagini sono affidate a un ispettore giovane e affascinante, che sfoggia un giubbotto di pelle alla Marlon Brando, viaggia su una rombante moto Triumph Tiger, snocciola una cultura artistica da esperto e perde la testa per la bella e misteriosa maestrina.