Eccoci qui, dopo una lunga assenza, ancora a parlare di libri. Con l’arrivo della tanto agognata (per il resto del mondo) e temuta (per gli studenti in crisi) estate, in entrambi i casi si ha voglia di perdersi in storie non troppo drammatiche che ci permettano di trasportare la mente altrove, o perlomeno lontano dal caos vacanziero ed estraniarci per un po’. E questo è il principio per cui a suo tempo scelsi di comprare questo libro che sembrava appunto offrire quello svago che stavo cercando, e che non ha affatto deluso le aspettative.
La banda degli invisibili è un breve romanzo scritto da Fabio Bartolomei, scrittore e sceneggiatore che, ho scoperto con mia grande sorpresa, è colui che ha scritto Giulia 1300, romanzo da cui è stato poi tratto il film Noi e la Giulia (che ho a dir poco adorato, ve lo consiglio vivamente) e che intendo recuperare al più presto. Il romanzo, pubblicato da Edizioni E/O nel 2013 è incentrato sulle avventure di una combriccola di vecchietti romani come ce ne potrebbero essere tanti, il cui unico scopo apparentemente è quello di tenersi impegnati giorno dopo giorno cercando di sfruttare al meglio i soldi della pensione.
Le vicende dei nostri “eroi” (capirete in seguito il motivo) ci vengono narrate da Angelo Di Ventura, ottantasette anni, ex partigiano, una mente ancora attiva polemica e combattente, forse non tanto quanto la sua schiena e le sue gambe, ma il suo spirito è ancora fermo a quando aveva vent’anni, sempre pronto a lottare contro le ingiustizie della vita, della politica, dei potenti. Ad esempio ad Angelo e al suo amico Filippo piace particolarmente (e sono anche molto abili in questo) attraversare la strada all’ultimo secondo non appena sopraggiungono le auto blu sulla loro corsia preferenziale.
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Come potete notare ovviamente c’è una certa professionalità in tutto ciò, ed Angelo ed i suoi amici vanno molto fieri delle loro spedizioni punitive. Oltre a Filippo la banda conta anche il signor Ettore Pacini ed Osvaldo Antonelli, uniche componenti femminili (ma preponderanti) Fernanda e Lauretta, quest’ultima cotta segreta del nostro protagonista, donna di indomito stile nonostante l’età, sempre impegnata nella scoperta di qualcosa di nuovo da imparare. Il gruppetto così composto bazzica il quartiere della Montagnola, il parco, la piazza, e spesso e volentieri il centro anziani, dove però come potete capire si annoiano. E così la loro unica attività è guardare la tv, e commentare i discorsi dei politici. E proprio tra una critica e l’altra che vien loro un’idea tanto geniale quanto folle: rapire il Presidente del Consiglio, il cui nome non viene mai nominato ma che dalle descrizioni capiamo essere Silvio Berlusconi. A che pro? Cosa farne poi? Angelo ha le idee chiare a proposito: deve chiedere scusa. Chi non vorrebbe sentire le scuse di un politico, per tutte le bugie raccontate, per tutte le promesse non mantenute, per i processi scampati, per la vita agiata mentre il resto del popolo stenta, o semplicemente per il gusto di spegnerli il falso sorriso perennemente portato come un accessorio? Questo vogliono, gli eroi di questa storia, delle semplici scuse.
L’impresa ovviamente è praticamente una mission impossible, ma degli ex partigiani hanno la giusta dose di coraggio e di incoscienza per buttarcisi comunque a capofitto: in più hanno il vantaggio di avere tempo indeterminato da sprecarci. Cominciano così (immaginate la colonna sonora di Rambo in sottofondo) la preparazione atletica e tattica, i serratissimi allenamenti, che procedono tra strappi stiramenti e lussazioni, e l’organizzazione accurata del piano, la ricerca delle mappe, i tempi calcolati al secondo, le esercitazioni notturne. In tutto questo si inserisce la lotta personale che intraprende Angelo contro se stesso per riuscire a trovare il coraggio, finalmente, di dichiararsi alla bella Lauretta. Seguiamo con apprensione i suoi goffi tentativi, e ritroviamo in lui la tenerezza, l’innocenza e l ‘inesperienza di un adolescente alle prime armi.
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I sentimenti sono molto forti in questo romanzo, e non parlo solo dell’amore ma anche della sincera amicizia che lega i nostri “invisibili”, i legame che hanno gli uni con gli altri è quasi più genuino di quello che hanno con i figli o con i nipoti, sempre impegnati in qualcosa di più importante da fare, tanto che nel corso del romanzo Angelo riscrive varie volte il suo testamento, ed ogni volta propende sempre di più per i propri amici piuttosto che per i propri parenti. Con questa spiazzante dolcezza Angelo descrive il suo rapporto con Filippo:
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Avrete capito quanto mi sia legata a questi simpaticissimi e davvero vividi personaggi, ed anche di come sia stato difficile, una volta terminata la lettura, lasciarli andar via. Sarebbero stati perfetti per una serie proprio come i vecchi brontoloni del Bar Lume di Marco Malvaldi.
Una perfetta lettura da ombrellone quindi, leggera ma non troppo, di alto intrattenimento e di frequenti risate.