Il male fa parte di noi, tutti noi. Leggere La parte dellaltro di Eric-Emmanuel Schmitt è solo prenderne coscienza. Nelleterno gioco del doppio, nella lotta degli opposti, nei moti contrari che regolano luniverso il bene e il male convivono in un cammino parallelo in cui si alternano. Nessun essere umano è immune da sentimenti come la cattiveria, la crudeltà, la malvagità. In ogni uomo si nasconde il mostro. Così persino Hitler, il più disumano dei personaggi storici è solo il frutto di una sequenza di coincidenze della vita. E parallelamente allHitler storico vive, nella fantasia dello scrittore, il suo doppio, un Adolf positivo che non è figlio di aspettative mancate, che non teme le donne, che conosce e sa abbandonarsi allamore.
Mordace e spregiudicato lo scrittore reinventa, con locchio del drammaturgo, la storia del mondo stravolgendone il corso. Così la Germania del Novecento si trasforma in una scenografia teatrale, uno sfondo dal quale si dipanano le complicate esistenze dei protagonisti di questo doppio romanzo. Come in Sliding Doos, il fortunato film di Peter Howitt, lintreccio della vicenda ruota intorno ad un momento cruciale, ad uneventualità che avrebbe potuto innestare una diversa sequenza di eventi che a loro volta avrebbero avuto una ripercussione a cascata sulla vita di milioni di individui: quale sarebbe stato il corso della storia se nel 1918 Adolf Hitler fosse stato ammesso all'Accademia di Belle Arti di Vienna, realizzando il suo sogno di divenire un artista? Da qui lintreccio del romanzo segue due distinti binari che si alternano per brevi sequenze: da una parte la vita reale di Hitler, il personaggio storico, il Cancelliere del Reich; dall'altra lAdolf che sarebbe potuto essere e che non è mai stato, lHitler artista.
Svariati approfondimenti storici fanno da contorno alla narrazione, il più delle volte efficaci (le dottrine di Liebenfels e Schönerer), talora didascalici ma quasi sempre utili a delineare le probabili motivazioni psicologiche delle scelte compiute dal protagonista. LHitler tristemente ricordato dalla storia era in realtà un uomo malinconico e sfortunato, figlio di un padre violento e di una madre morta prematuramente, rifiutato per ben due volte dalla prestigiosa accademia austriaca, costretto a vivere di elemosina, afflitto da drammi affettivi e inibizioni sessuali, che si trasformerà lentamente davanti ai nostri occhi in un personaggio egocentrico ed emarginato, affascinato soltanto da Wagner e da Nietzsche. Sottoposto ad una terapia ipnotica in un ospedale militare durante la prima guerra mondiale, egli si risveglierà con l'unica idea fissa di essere stato scelto dal destino per ricostruire la Germania, ampliarne i confini, perfezionarne la razza. E, giunto quasi casualmente al potere, diverrà, pur mantenendo fobie e frustrazioni, l'Hitler che tutti conosciamo, morto suicida in un bunker nel 1945 dopo aver distrutto gran parte d'Europa e portate alla morte milioni di persone.
Dall'altra parte, scorre la vita dell'altro Hitler, ammesso all'Accademia, guarito dall'avversione verso il sesso femminile grazie all'analisi di Sigmund Freud, artista abbastanza fortunato, combattente poco convinto e disilluso dalla prima guerra mondiale, in cui vede morire uno dei suoi migliori amici. Un Hitler che parteciperà alle correnti culturali, al movimento Surrealista e che finirà per sposare felicemente un'ebrea americana.
Un romanzo magnifico, brillante e spiazzante, un testo che invita, parola dopo parola, a riflettere sulla complessa e incomprensibile natura dell'uomo. Grazie alla capacità narrativa di Schmitt il libro scorre veloce lasciando che il messaggio rincipale emerga appena tra le righe, per questo è lo stesso autore ad ammonirci e ricordarcelo: L'errore che si fa con Hitler sottolinea Schmitt parlano della sua opera - è di considerarlo un individuo eccezionale, un mostro fuori dalla norma, un bruto senza uguali. Invece è un essere normale. Normale come il male. Normale come te e come me. Potrei essere io, potresti essere tu. Del resto chi può dire che domani io o te non lo saremo? C'è qualcuno capace di sentirsi definitivamente al riparo? Al riparo da falsi ragionamenti, semplificazioni, preconcetti, al riparo dall'infliggere il male per sgravarsi dalla colpa?
Un interrogativo a cui non solo il lettore, ma ogni uomo è chiamato a rispondere.