Qualche giorno fa ho rivisto un film (preso in biblioteca) del 2007, che già mi aveva molto toccata all'epoca - Persepolis - e in contemporanea ho finalmente cominciato a leggere un romanzo che avevo da un po' sul comodino.
Queste due opere dell'ingegno mi hanno subito ispirata un nuovo percorso tematico per la rubrica di "tazzina" dedicata alle analogie artistiche, le comparazioni e i fili rossi che uniscono le menti umane anche a grandi distanze di tempo e di spazio.
Questi due lavori, ben riusciti, hanno molte caratteristiche comuni. Intanto, sono autobiografici.
Chiara Mezzalama* è un'autrice romana che vive a Parigi. Suo padre è un diplomatico e, per seguire l'attività del genitore, Chiara ha trascorso la sua infanzia all'estero. Il romanzo affonda le radici proprio in questa esperienza intensa di vita e in particolare nel periodo in cui il papà di Chiara, dall'estate del 1981, viene nominato ambasciatore dell'Italia a Teheran. Così, alla piccola tocca sbarcare in un mondo sconosciuto e misterioso:
Non era la prima volta che ci trovavamo in un luogo così affollato. Eravamo stati in altri aeroporti mediorientali, ma lì, in quello di Teheran Mehrabad, c'era qualcosa di diverso. Gli uomini avevano il volto scuro per la barba, molti erano vestiti da soldato e portavano il fucile a tracolla come fosse una borsetta. Le donne erano in nero, velate nei chador dalla testa ai piedi. Alcune stringevano il velo tra i denti per avere le mani libere e tenere valigie e bambini. Per mia fortuna a nove anni si è ancora considerate bambine, ma molte mie coetanee portavano già il foulard in testa. E perciò tutti, tutti, ci guardavano. Fu questo a spaventarmi, più dei kalasnikov, degli stivali di cuoio, dei veli neri, del rumore e del clima di tensione che si respirava da quando eravamo sbarcati.
Anche la piccola Marjane, in Persepolis, ha nove anni quando comincia il film, poco prima della Rivoluzione iraniana. La piccola crescerà in un Iran destinato a trasformarsi fino all'epilogo tragico della guerra con l'Iraq e la decisione dei genitori di farla espatriare a Vienna per garantirle un destino (solo all'apparenza) migliore.
Anche Chiara vivrà le contraddizioni dello stesso periodo storico, ma da un punto di vista diverso e peculiare, quello del giardino dell'ambasciata, dove erano vissuti i principi persiani, con il suo portato di magia e mistero.
In entrambe le protagoniste si nota uno sguardo privilegiato. Anche Marjiane ha un suo giardino protetto, che è il rapporto con una famiglia, in particolare la nonna, ma anche i genitori e lo zio, che la proteggono e la amano. Ma la guerra è la guerra per tutti, e si fa sentire con violenza nelle immagini del film come tra le pagine del romanzo. Ed è questo giardino, reale o metaforico, che dà la forza alle proraginiste per diventare se stesse, essere artiste.
La Persia, oggi Iran, pulsa in queste due opere parallele come un mondo complesso, lontano da noi eppure onnipresente, anche oggi, sulle pagine di tutti i giornali. Ed è utile - e addirittura bello - impararne la storia, la cultura, le difficoltà attraverso questi capolavori della contemporaneità.
*Ringrazio l'editore per l'invio in lettura del romanzo.