Ashton Hilary Akbar Pelham-Martyn è stato battezzato, avvolto in un sacco di tela, sull’Himalaya. È nato lì, in un accampamento in prossimità di un valico. Sua madre Isabel Ashton è una giovane donna che, per essere una che vive alla metà dell’Ottocento quando nasce il suo unico figlio, è decisamente molto anticonvenzionale. È arrivata in India per occuparsi del fratello non sposato, però ha finito per unirsi in matrimonio con un linguista, etnologo e botanico, Hilary Pelham-Martyn, molto più grande di lei, eccentrico e molto affascinante. Secondo i benpensanti lei ha sposato lui per denaro, ma in realtà è stata spinta a farlo da una forte componente romantica, e soprattutto perché il fratello non la vuole con sé e perché quel professore di mezz’età somiglia moltissimo a suo padre, che da quando è morto le manca tantissimo. Il bambino viene alla luce in mezzo al nulla, la madre è talmente ignorante in fatto di gravidanza da non riuscire a calcolare bene il tempo del suo concepimento. È convinta di avere il tempo di arrivare in un posto sicuro, ma sbaglia. È così che Isabel muore, in seguito alle complicanze del parto. Poco dopo è il padre del bambino che muore, di colera. È il 1857 ed è in corso la sanguinosa rivolta dei Sepoy. La balia hindu tiene il piccolo con sé e diventa di fatto sua madre. La sua vita è segnata da mille peripezie e avventure sin dalla nascita e…
Quando uscì nel 1978 divenne un bestseller mondiale con oltre quindici milioni di copie vendute in tutto il mondo ed ebbe anche la sua canonica versione televisiva in tre puntate, ma Padiglioni lontani, con le sue quasi 1150 pagine, è stato il romanzo per eccellenza sul colonialismo inglese in India, e la sua autrice, M. M. Kaye, ne è stata la perfetta personificazione attraverso il suo background (la maggior parte dei maschi della sua famiglia erano militari britannici di alto grado che per generazioni hanno vissuto in quel Paese da lei considerato la sua patria). Pur essendo di fatto un romance a tutti gli effetti, fra esotismi epici, una storia d’amore sofferta e impossibile, il respiro della Storia che si consuma, battaglie, rapporti fra colonizzatori e indigeni e certi consueti meccanismi narrativi, la vera chiave di lettura di Padiglioni lontani è la messa in scena del declino di quell’Impero di cui nel libro si narrano le vicende a partire dal suo apice di splendore, l’epoca vittoriana. Romanzo fiume, quando andavano di gran moda alla fine degli anni Settanta le epopee storiche e/o familiari (Uccelli di rovo, Radici, Venti di guerra e via discorrendo), Padiglioni lontani si distingue come un prodotto di consumo con una qualità precisa: la sua autrice conosceva davvero e intimamente quel mondo, anche solo per averlo “ereditato”. E poi c’è da dire che è scritto molto meglio degli altri “simili”. Lo dimostra il fatto che la sua grossa mole non stanca per nulla.