Tinteggiare (ancora una volta) di noir le strade e il lungomare di Bari è l’impresa ardua scelta da Giorgia Lepore. Nel romanzo I figli sono pezzi di cuore (edito da E/O, Roma 2015, pp. 198, euro 16), fin dal titolo, c’è un’attenzione profonda per il rapporto madre/figlio, enigma che segna a partire dall’incipit il ritratto del protagonista, l’ispettore Gerri Esposito, abbandonato da una «ragazza con la gonna lunga fino ai piedi, rossa, a balze, e con i grandi orecchini». La descrizione rimanda subito ai tradizionali abiti delle comunità rom, mentre costante nel poliziotto ricompare uno stato d’animo di incompiutezza rispetto alle radici e ai legami stabili, insieme alla passione per le imprese impossibili: «Gerri sapeva che c’erano delle porte chiuse nella sua memoria che era meglio rimanessero chiuse». Il caso da risolvere riguarda l’omicidio di una runner, «non troppo bella» per gli amici, soffocata con una busta di plastica e ritrovata in una conca a Polignano a Mare: faceva footing (non con scarpe da tennis...), sempre sullo stesso tragitto, da corso Cavour fino a Pane e pomodoro. Più di Bari e del suo cuore di tenebra, la scrittrice inquadra i dettagli di un’inchiesta complessa e coglie in ogni personaggio della storia, maschile o femminile, sfumature inattese, come la devozione per immaginette benedette del primo dirigente Nicola Santeramo, o la perseveranza della figlia del senatore nel vincere le convenzioni borghesi.