Questo romanzo, scrive lautrice, «nasce da un innamoramento», il più recente incantesimo prodotto dal riverbero, attraverso i secoli, dellesistenza storica di una fanciulla romana, Cecilia, di famiglia nobile, vissuta sotto Marco Aurelio e Comodo, nelletà in cui lo stato è ancora solido, ma è cominciata letà dellansia: le coscienze si scoprono disarmate, colpite da qualcosa che somiglia a una vertigine dissolutoria, le prime avvisaglie della bufera che travolgerà il grande impero. Allorché il libro si apre, Cecilia ha quindici anni, poco più che una bambina, ma, per le usanze del tempo, già donna e matura per il matrimonio. Le prime due parti del romanzo costituiscono la delicata, trepida storia di unanima alla ricerca di se stessa e del suo posto in una società maschilista.
Accanto a Cecilia, che ha ricevuto uneducazione accurata, si muovono personaggi come il padre Paolo, la madre Lucilla, la nutrice, le amiche, i fratellini invissuti, i servi di casa, il marito Valeriano, grande amore, poi delusione crudele per Cecilia.
È un piccolo universo lontanissimo da noi, eppure sotto molti aspetti, vicino: un gruppo di famiglia in un interno di secoli fa, la parte in cui la Ferri dà il meglio di sé, orchestrando invenzioni e facendo proprie suggestioni, alcune delle quali ricordano certi racconti di Anna Banti.
Preparato dalliniziazione della madre al culto dIside, nella terza parte avverrà lincontro di Cecilia con il cristianesimo, un fiotto di luce che irradia lanima della fanciulla («Mi perdevo nella musica, ora mi perdo in Dio»), presto martire e santa, celebrata nella basilica di Trastevere e elevata a patrona dei musicisti.
Nel racconto dei particolari della conversione saccende qualche barbaglio oleografico, redento dal finale di schietto sapore onirico.