La salvezza è nel ricordo
Autore: Mario Fortunato
Testata: L'Espresso
Data: 24 aprile 2015
Molti anni fa, nel corso di una conversazione memorabile, il grande drammaturgo Heiner Müller disse al sottoscritto che, senza il soffio dell'utopia, la società capitalistica non poteva che ridursi a una giungla con una polizia efficiente.
Ritrovo ora quel punto di vista nei testi raccolti sotto il titolo "Parla, così ti vediamo" (e/o, pp. 149, euro 16) di Christa Wolf (1929-2011), autrice di romanzi come "Il cielo diviso", e al pari di Müller cittadina della defunta Germania comunista, nella cui caduta ebbe un ruolo anche politico.
Il libro è composto da una manciata di "saggi, discorsi, interviste" degli ultimi anni, e alcuni hanno un valore quasi unicamente documentario. Tuttavia, ci sono pagine, come per esempio quelle di "Riflessioni sul punto cieco", che meritano un'attenzione speciale.
E non soltanto perché l'autrice vi dispiega una capacità di analisi sul nostro modello sociale che è di notevole finezza, ma perché ha la capacità di portarci là dove ormai quasi nessuno ha il coraggio di spingersi: nella direzione di quel pensiero utopico senza il cui sostegno la barbarie prossima ventura è inevitabile, si chiami essa catastrofe ambientale o - si potrebbe suggerire oggi - terrorismo fondamentalista. Per Wolf avere coscienza è ricordare, come del resto insegna la letteratura, e ricordare significa affrontare i nostri conflitti e contraddizioni. Vuol dire, in sintesi, fissare lo sguardo al cuore della crisi in cui annaspiamo.
Una curiosità: traduce questo libro all'apparenza marginale e invece così necessario la germanista Anita Raja, cioè la presunta Elena Ferrante, insomma la prossima vincitrice (come da tradizione super annunciata) del solito premio Strega.