Era stato tanto entusiasmante il romanzo diLaurence Cossé dal titolo “La libreria del buon romanzo” che l’attesa e la curiosità per questo suo ultimo libro mi hanno spinto ad una lettura rapida, ma, devo ammettere, La prova nascosta è piuttosto deludente.
La scrittrice ha una buona mano, scrive con facilità ed ironia, ma la trama di questo libro è sforzata e nel complesso il romanzo appare irrisolto: “un thriller religioso dalla suspence mozzafiato” lo ha definito una rivista francese, ma questa definizione mi trova d’accordo solo in minima parte.
La ricostruzione degli ambienti e delle atmosfere, il tratteggio dei personaggi sono certamente efficaci, ma è proprio la fabula che mi è sembrata debole se non a tratti inconsistente.
Alcuni confratelli della Compagnia di Gesù, chiamati con un diverso nome, i Casuisti, e lo stesso padre provinciale di Francia ricevono una lettera vergata a mano con una calligrafia incerta in cui inconfutabilmente viene data la prova dell’esistenza di Dio. Un ex prete definito pazzo ne è l’autore. La sola lettura delle pagine della lettera getta i teologi destinatari del testo in uno stato di illuminazione, di estasi, convinti che ormai la loro vita e quella di tutti gli uomini, quando quel testo verrà reso pubblico, sarà completamente diversa. Si rischia che la Francia tutta e poi tutti i paesi cristiani divengano un grande monastero, dove gli uomini meditano, pregano, senza più lavorare né produrre altro che il necessario, illuminati dalla presenza immanente di Dio, mentre le nazioni non cristiane potranno approfittarne per distruggerle tornando ai tempi delle guerre di religione, in una regressione della civiltà foriera della sua imminente ed inevitabile distruzione.
Le più alte cariche dello stato francese, cominciando dal primo ministro, capiscono l’enorme pericolo che la società sta correndo e scelgono strade diverse per affrontare il gravissimo pericolo. Ci si sposta a Roma, anche il Vaticano e il Generale dei Casuisti dovranno esprimersi su una faccenda pericolosissima...
Insomma una storia un po’ costruita su una chiara voglia di denunciare i rischi di imbarbarimento della società contemporanea, della politica francese, della stessa chiesa cattolica: l’unico personaggio che si salva metaforicamente è un trovatello, Dominique, che fa il centralinista nella sede parigina dei Casuisti, l’anima semplice destinata alla vera fede e quindi alla salvezza dell’anima.
La storia si svolge in poche giornate convulse del maggio 1999, quasi che, allo scoccare del secondo millennio, la civiltà europea e lo stesso pianeta dovessero terminare il loro ciclo: paure ancestrali che la Cossé ci racconta con sarcasmo ed ironia... ma che rimpianto per le pagine bellissime della Parigi dei libri e dei romanzi del suo libro più fortunato.
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