Un libro non facile quello scritto dall’ex agente dei servizi segreti israeliani Raphael Jerusalmy che nel suo romanzo, diviso tra un narrato sto- rico e una spy story, ci racconta di un poeta realmente esistito e oggetto di studio nelle scuole, un certo Francois Villon che malfattore finì in galera e condannato a morte. L’importanza però che rivestono i libri ai tempi di Luigi XI, in cui la Chiesa è sottomessa alle pubblicazioni clandestine, lo porterà a un incontro con il vescovo che lo grazierà in cambio di un favore, ovvero recuperare dei testi che portati allo scoperto potrebbero ridefinire certi poteri. Il romanzo ha un linguaggio che si adatta perfettamente all’ambientazione storica in cui si intrecciano vicende vere e inventate in modo magistrale, tanto da non distinguere quale parte sia fantasia e quale realtà. Poetica e azione si mescolano sapientemente dimostrando la cultura e la capacità di gestire taluni argomenti da parte dell’autore. Un libro da leggere con attenzione e con la consapevolezza di quanto la conoscenza e il sapere potessero essere usati come un’arma. Forse ci si è dimenticati di come questo sia ancora attuale ai giorni nostri.