"Rinunciare alla vita per paura non è la vera penitenza richiesta. Bisogna bandire le inutili vergogne, bisogna mangiare il frutto e poi metterlo da parte". E' un viaggio nella propria identità, nel modo in cui muta anche dolorosamente, a partire dal sesso, quello che fanno i quattro personaggi del romanzo di Eduardo Savarese, scrittore e magistrato. Un confronto a quattro che mescola religione, senso del peccato, voglia di prendersi il vero se stesso e capacità di accettazione. Messo in pagina in
Le inutili vergogne, pubblicato da E/O. Ne abbiamo parlato con l'autore, a margine di un incontro con il pubblico organizzato ad Elmas (Cagliari) dal Circolo dei Lettori locale e dal Presidio del libro.
Savarese, il tema del corpo, delle sue trasformazioni e della percezione che abbiamo di noi stessi è al centro della storia. Temi che di solito vengono trattati in un saggio.
"Oppure in certi talk show televisivi che sono la fiera delle semplificazioni e del prendere posizioni nette su una questione che non può essere trattata in maniera manichea. Proprio per questo ne ho voluto fare un romanzo, dove gay e transgender interagiscono con un insolito religioso e ciascuno è alle prese con il moltiplicarsi dei dubbi".
E/O è spesso un editore di storie noir. La sua si potrebbe definire così?
"Ci sono elementi tragici, di violenza, che riguarda il passato del protagonista, ricco ginecologo omosessuale con la passione per le bambole che crede di aver raggiunto una propria comoda normalità. C'è un omicidio, c'è brutalità contro un padre detestato. Se questi possono essere considerati elementi noir, ci sto".
Quali sono le inutili vergogne?
"Quelle che derivano dallo scostamento fra ciò che siamo e quel che la società si aspetta con forza da noi. Tanto più se si parla di sessualità. L'inadeguatezza e l'indegnità hanno effetti devastanti sull'identità di una persona. Questo tipo di vergogna è inutile, perché produce solo falsità nei rapporti umani che scaturisce, alla lunga, nell' infelicità".
Chiedo al magistrato: quanto pesano nella società italiana i crimini dovuti alla discriminazione sessuale?
"In Italia la percentuale è alta. Non solo nel numero di donne assassinate dai loro compagni, ma anche nelle forme di manipolazione del corpo altrui che passa per i minori o per una certa percezione dell'omosessualità. Questa smania di possesso e di controllo dell'altro porta a forme di violenza come esercizio di potere".
Tempo fa, in una intervista, lo scrittore Walter Siti, notoriamente omosessuale, ha detto che ormai quell'aura di interesse particolare, quasi esotico che emana da qualsiasi dichiarazione faccia uno solo perché dice di essere gay è ormai svanita. La peccaminosità della cosa va perdendosi, l'aspetto trendy dell'esibire la propria sessualità "alternativa" pure. Dunque si torna al peso specifico delle cose che uno dice, alla qualità degli argomenti. Che ne pensa?
"Dire di essere gay non può garantire che il proprio pensiero non sia contrastato in modo polemico. L'esibizione della propria sessualità come status è uno dei maggiori errori per chi vuole sensibilizzare la maggioranza etero. Conta la sincerità dei ragionamenti, contano le argomentazioni di sostanza. La voglia di condividere una esperienza di vita in modo autentico. Anche a me capita di partecipare ad iniziative della comunità LGBT in cui si tende all'autoreferenzialità, quasi si stesse ascoltando un disco rotto che va avanti a forza di slogan. Ma il buono è che cominciano ad accorgersene anche loro".
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