In autunno si raccolgono uva (quest’anno poca) e parole (sempre troppe). Da Tolone a Mantovapassando per la Buchmesse di Francoforte le ferie letterarie tengono banco. La fiera delle Paroleè in scena proprio in questi giorni a Padova. Ma ottobre è anche il mese del lancio (oso dirlo?) intelligente dei libri, prima dell’abbuffata natalizia dei soliti noti.
Confesso subito di non essere al riparo dal conflitto d’interesse. Amo Pietrangelo Buttafuoco, nel senso letterario del termine, quando scrive “Non lo conoscete l’uso di succhiare un fiore di gelsomino e poi baciare?” nel ‘Dolore pazzo dell’amore’. È irresistibile. E’ lo stratega della comunicazione (senza andare in tv, perché lui la televisione la fa), titolo e copertine sempre azzeccatissimi. Amo le sue ‘Fimmmini’ (altro suo libro) che trasudano carnalità solo a pronunciarle con accento siculo cantilenante. E chi non ricorda quegli accoglienti lati B delle first lady (Carla e Letizia) che ancora ancheggiano nell’immaginario maschile?
Adesso si fa largo in libreria con un’altra corazzata narrativa: ‘I cinque funerali della signora Goring‘. In copertina la foto di una giovane e bellissima donna seduta al fianco di Hitler (che non è Eva Braun). Il “consumatore” di parole” (alias il lettore) è intrigato da subito. Chi sarà mai? Non ve lo dico. Ma il libro scava nel torbido di una storia d’amore meravigliosa e atroce.
Una volta Buttafuoco mi scrisse: “Una cosa è certa, avessero vinto la guerra i tedeschi, non avrebbero trasformato i loro nemici in imputati, anzi. Specie con l’Inghilterra avrebbero sottoscritto un’alleanza esoterica. E coi francesi, poi, un patto erotico. La storia dell’occupazione tedesca a Parigi sembra solo la storia di un amore incompiuto. Pensa al racconto tra Coco Chanel e il comandante delle truppe germaniche dislocate in Francia. I tedeschi sono ancora sottoposti ad un trattamento psico-storico. Come se gli statunitensi dovessero ogni giorno vivere l’incubo dello sterminio dei pellerossa, sterminio oltretutto portato a termine. Da siciliano, Buttafuoco è abituato a remare contro/corrente anche nella scelta dell’ultimo soggetto che strizza l’occhio al nazionalsocialismo.
È il mio complesso e perciò mi è piaciuto da subito il titolo ‘Io non esisto’. Cristina Carminati ne ha fatto un noir, un serial killer psicopatico, che richiede sangue freddo per infilarsi nel Convento delle Preservate, dove donne di buona famiglia e prostitute vengono fatte partorire mentre i loro bambini vengono dati in adozione. La Carminati dice di sentirsi attirata dalle menti deviate come dal mare d’inverno ( preferibilmente in tempesta ) di Forte dei Marmi. E’ il suo primo romanzo. Ha collaborato ad alcune sceneggiature, scrivere è da sempre la sua passione. Lo faceva pensando di non essere pubblicabile, poi un regista lesse la storia di questo libro è la diede a sua insaputa alla casa editrice. (Caspita, ad averne di amici così. Tu non ci pensi proprio, lo lasci lì ad ammuffire in qualche cassetto remoto della memoria e voilà te lo ritrovi pubblicato). “Mentre scrivevo thriller per passatempo, crescevo i figli, tre. Adesso hanno 19, 20 e 23 anni. All’inizio erano tutti molto scettici. Adesso sono i miei primi fan”, confessa Cristina.
Con abilità multitasking, giornalista, madre tuttofare e trasportatrice a asili/pediatra/sport/lezioni di piano, Elisabetta Ambrosi ha dato alle stampe ‘Guerriere. La resistenza delle nuove mamme italiane‘ (ChiareLettere). Che scendono in trincea contro adolescenti succhia-soldi, padri in fuga, sopravvissute alla separazione (ma con metà soldi e doppio lavoro). Insomma cronache di ordinaria follia, all’insegna del suo motto “Prendere le cose sul serio, senza mai prendersi sul serio”. In bocca al lupo, Elisabetta. Inarrestabile blogger di ‘Sex and (the) Stress’, specializzata nel genere mamma in perenne affanno. Per dirla con Marina Sozzi, filosofa atipica, esperta di no profit e neo blogger de ilfattoquotidiano.it (benarrivata!). E ‘Sia fatta la mia volontà’ (era ora!).