Autore: Andrea Di Gennaro
Testata: Il Fatto Quotidiano
Data: 9 settembre 2014
QUATTRO protagonisti e ... mezzo per una storia semplice e interessante. Divertente, a tratti persino comica nonostante una morale in agguato che una volta emersa non può non far riflettere sulla natura umana. Un giudice militare proveniente dall'aristocrazia francese, un presunto eroe di guerra imprigionato in una ex-caserma ormai in disuso, il suo vecchio cane fedele che lo aspetta fuori abbaiando incessantemente, una donna anch'essa più o meno in sua attesa e ... un secondi no tutto fare messo a guardia dell'unico detenuto rimasto dietro le sbarre. Attorno sembra galleggiare una cittadina di poche anime immersa nella campagna transalpina. La narrazione de Il collare rosso passa per gli animi, i sentimenti e i turbamenti dei suoi personaggi, più ancora che per le loro azioni. In sordina nel loro incedere quotidiano. La scrittura di Jean-Cristophe Rufin è piana oltre ogni elementare aspettativa, eppure riesce a tratteggiare i caratteri descritti con lucidità e puntualità a volte disarmanti. l l loro corpo a corpo, dovuto ai ruoli ricoperti e all'inevitabile interazione che questi comportano il giudice che interroga il detenuto, il secondino che è costretto a fargli la guardia nonostante egli non mostri alcun segno di ribellione, la donna stessa e il cane che pur non avendo a che fare fisicamente con lui sono con lui simbiotici - risulta amabile. Spesso dolce, oltre il diktat delle divise di ognuno. Fino al sospiro di sollievo finale.