Dragutin, vite narrate dalla parte dei rom
Autore: Ugo Cundari
Testata: Il Mattino
Data: 31 agosto 2014
Rom significa «uomo», e Dragutin Jovanovic, rom serbo, uomo lo è diventato molto presto. Ancora bambino, per un soffio è sfuggito ai nazisti, ma ha visto morire fratelli e sorelle. Oggi è il patriarca rispettato di un piccolo gruppo di famiglie insediatosi in un esteso campo in Italia. Gino Battaglia, in La fortuna di Dragutin (E/O , pp. 224, euro 17), permette al lettore di entrare in questo campo. Sotto un cielo piovoso, nel fango che ricopre il terreno disseminato di baracche (kampina) si intrecciano i ricordi del protagonista e mille altre storie, e così possiamo conoscere abitudini, tradizioni, riti quotidiani e stili di vita di una comunità che gli occidentali troppo semplicisticamente, definiscono zinagara, e troppo spesso scelgono come bersaglio privilegiato del minimo rigurgito razzista.
Quando Battaglia ci apre le porte della comunità, i rom si accingono a celebrare la festa di Santa Paraskeva - ogni famiglia rom della Serbia ha la sua personale festa, la Krsna Slava, più importante del Natale o di Pasqua. In questo clima di entusiasmo, si combinano matrimoni, si litiga, si fa la pace, si muore, si porta il lutto, si stringono amicizie, nascono bambini. Non mancano anche crisi profonde, come in tutte le famiglie di ogni parte del mondo. Qui riguarda la figlia di Dragutin, Jagoda, che sembra volersi sottrarre a un vantaggioso matrimonio combinato. Su tutti, poi, incombe una sciagura annunciata, contro la quale anche Dragutin sente di non avere le risorse necessarie per farvi fronte.
Lo stile è diretto, con frasi molto brevi, anche brevissime, come se da una parte di volesse far conoscere di più il ricco mondo dei rom, ma dall'altra se ne avesse anche ritrosia, per paura di essere fratintesi, di portare acqua al mulino dei razzisti. Invece il pregio più grande è quello di far circolare conoscenza, che è l'antidoto più efficace contro l'ignoranza, madre di ogni discriminazione.