Esiste un’eterna guerra intima che ognuno combatte tra quello che appare e quello che si è, tra ciò che il mondo vede, e che talvolta vorrebbe sempre vedere, e ciò che invece ci parla in coscienza. Accettarsi e vivere con maggiore libertà interiore, o soffocarsi e sopravvivere a una vita mascherata? Si tratta di una scelta, spesso nemmeno consapevole, ma che rappresenta un passo fondamentale nella creazione dell’individuo.
Nel bel romanzo di Eduardo Savarese Le inutili vergogne(Edizioni E/O) è proprio questo uno dei temi che spicca in modo particolare, raccontato attraverso le vicende di quattro personaggi principali, ognuno dei quali sembra vivere un’esistenza fallimentare, condizionata dalle conseguenze di amori perduti. Il protagonista è Benedetto, ricco ginecologo di mezza età della Napoli bene, appassionato e famoso collezionista di Barbie, omosessuale single che cerca di mantenere una facciata di “normalità” con la sorella e le sue due figlie.
Collabora come volontario in un centro di aiuto per donne in difficoltà, guidato dall’energico padre Vittorio, un prete per certi versi fuori dall’ordinario e per questo decisamente più credibile. Lo stesso centro è frequentato anche da Nunziatina, transgender convinto di essere incinto, che, nonostante l’apparente follia, avrà un ruolo fondamentale nel riscatto esistenziale del protagonista. Infine, c’è anche la voce di Gilda, la devotissima zia di Benedetto, che parla dal passato attraverso una serie di lettere nascoste.
Ne Le inutili vergogne si trova una trama ipnotizzante, che trascina nei temi del sesso, del peccato e del ruolo di Dio e della fede. L’amore in ogni sua variante, come manifestazione più alta dell’anima, che non può dissociarsi dalla fisicità dei corpi.
“Rinunciare alla vita per paura non è la vera penitenza richiesta. Bisogna bandire le inutili vergogne, bisogna mangiare il frutto e poi metterlo da parte. L’anima si fortifica attraverso i digiuni quando essi sono una libera scelta […]. Le astinenze, invece, quando sono amputazioni rigide e predeterminate dei nostri desideri più profondi, distruggono la pace.”
Avevamo già notato Eduardo Savarese con Non passare per il sangue (Edizioni E/O), il suo romanzo d’esordio. A due anni di distanza, Le inutili vergogne lo conferma come un autore particolarmente sensibile e capace di catturare e raccontare le tensioni più intime dell’essere umano, etero o omosessuale che sia. Leggendo di Benedetto e del suo processo di salvazione (che passa da un’accettazione completa di sé), ci si commuove e si entra in empatia, al di là di qualsiasi tendenza sessuale.