Di famiglia borghese, Benedetto De Notaris è un ginecologo di mezz’età che svolge la sua professione presso un centro religioso impegnato nel sociale gestito da padre Vittorio, prete illuminato e progressista. Padre Vittorio è l’unico a conoscere il segreto di Benedetto, quell’omosessualità che l’uomo nasconde al resto del mondo e che sfoga solo attraverso squallidi incontri fugaci con uomini incontrati via chat. Nel mondo di Benedetto ci sono anche la sua paziente Nunziatina - un transessuale che crede di essere incinta ogni volta che si innamora e che l’uomo disprezza - e il diario che sua zia Gilda gli ha lasciato in eredità, nel quale la donna confessa del suo tradimento e del vero amore della sua vita consumato durante la Seconda Guerra mondiale…
Dopo aver esordito su segnalazione del Premio Calvino con Non passare per il sangue, pubblicato sempre da E/O, Eduardo Savarese racconta un altro aspetto dell’omosessualità e dell’amore con Le inutili vergogne sviluppando sempre il medesimo schema narrativo – elegante e affascinante – del rapporto tra presente e passato. Se nel precedente caso questo rapporto era consumato nel confronto fra un soldato tornato dal Medio Oriente e la nonna del suo defunto amore, in questo caso il protagonista gay si divide fra la sua quotidianità e le pagine del diario di una defunta zia fedifraga. Savarese mette in campo vari temi in un romanzo attualissimo scritto con uno stile antico, dal sapore demodé. Proprio per questo la scrittura appare più forte: il rapporto dell’omosessualità in seno alla Chiesa, quello fra fede e sesso, fra il senso di colpa e la redenzione. Le inutili vergogne riecheggiaRitorno a Brideshead di Evelyn Waugh: peccato però che Benedetto non abbia la crudele ironia di Sebastian Flyte, quantomeno si godrebbe la sua disperazione. Al contrario, il nostro protagonista - nella sua disperata vergogna, nella sua malcelata ipocrisia - è un essere semplicemente triste. Benedetto non è uno dei piccoli eroi della penna di Allan Gurganus, non impara dagli amori infelici narrati da Gilberto Severini, ma fa comunque parte di quella galleria di personaggi della letteratura comunemente, spesso per una convenzione riduttiva, definita omosessuale. In realtà, Benedetto lo troviamo in ogni angolo della quotidianità fra chat e localizzatori per rimorchiare che vivono una doppia vita con grande senso di colpa e inutili vergogne consumate all’ombra di una vita che è solo tragica.