Spesso eravamo d’accordo, altre volte eravamo in...”disaccordo creativo”. Non c’erano tra noi dissonanze o contrasti, avevamo gli stessi punti di vista sugli spunti, i soggetti, le modalità per approfondire i caratteri che volevamo descrivere. Tra noi c’era una grande affinità elettiva, gli lasciavo però carta bianca per le scelte più tecniche, per le modalità espressive legate alla regia e al linguaggio.
Che rapporto aveva con le donne, e in particolare con le attrici che sceglieva?
Mi ricordo che aveva una grande ammirazione per Giuliana De Sio, che aveva voluto fortemente per “Scusate il ritardo”, e anche per Francesca Neri, che aveva scelto per “Pensavo fosse amore e invece era un calesse”. Fiorenza Marchegiani, ottima scelta per “Ricomincio da tre” e la Cucinotta per “Il Postino”, sono state scelte solo dopo un provino. Ricordo che era molto galante con tutte sul set, un vero gentiluomo vecchio stampo, era nella sua natura.
Quali tra i personaggi che ha conosciuto quando vi frequentavate, hanno lasciato una traccia dal punto di vista umano, o anche professionale, nelle vostre vite?
Massimo ha avuto una grande amicizia con Roberto Benigni, qualcosa che andava oltre il sodalizio artistico. Erano molto presi l’uno dall’altro, si intendevano anche senza parlare. Anch’io ero molto colpita da Roberto, dalla sua comunicativa, dalla sensibilità, dal suo riuscire attraverso l’ironia, proprio come Massimo, a vedere oltre l’apparenza. Una grande affinità li rendeva quasi fratelli. Un altro incontro importante è stato quello con Ettore Scola, ma li si dovrebbe parlare soprattutto di un rapporto quasi paterno.
E il sodalizio con Lello Arena e Enzo De Caro?
E’ stata una bella parentesi professionale, che dopo un po’ si è esaurita però. I rapporti sono rimasti ottimi anche in seguito, e per Lello e Enzo Massimo ha continuato a essere una specie di “faro”, un riferimento importante.
Ha amato più i suoi pregi...o i suoi difetti?
Quando si è profondamente innamorati è difficile vedere i difetti della persona amata. Una cosa però la sopportavo male: la sua pigrizia. A volte passava giornate intere in “catalessi” davanti alla tv. Questo non riuscivo a concepirlo, per me era una specie di abbrutimento. Lui però ne usciva rilassato, e poi era capace di rituffarsi “nella mischia”. Non è mai stato un mondano o un festaiolo, gli piaceva invitare degli amici, ma pochi e selezionati.
C’è un film che avreste voluto scrivere e realizzare, che non avete potuto fare, vista la sua prematura scomparsa?
Pensavamo di realizzare un film da un mio romanzo, una storia d’amore che ancora non ho pubblicato neanche in forma narrativa: “La svedese”. Lui ci avrebbe tenuto tanto, ne avevamo parlato anche durante la lavorazione de “Il Postino”, ma poi è andata come è andata. Adesso, sto pensando alla possibilità di pubblicare almeno il romanzo.
Dei film per cui ha collaborato: Ricomincio da tre, Scusate il ritardo, Le vie del Signore sono finite, Pensavo fosse amore...e il Postino, a quale sei più legata, e perché?
Non ho preferenze: a ciascuno è legato un momento importante della mia vita. E’ un po’ come se mi chiedessero di scegliere se preferisca un figlio a un altro.
In narrativa, ma anche nella sceneggiatura cinematografica, esiste una “scrittura di genere”, in termini di empatia femminile, oltre che diversa visione del mondo?
Non ci ho mai riflettuto, ma secondo me è una questione di capacità narrativa, di sensibilità, di cultura, anziché di sesso. Uno scrittore, o una scrittrice, dovrebbero riuscire a descrivere l’animo di un personaggio a prescindere che sia uomo, donna, vecchio, bambino, o animale. E’ importante avere talento e qualcosa da dire, non essere donna o uomo.
A cosa sta lavorando adesso? Sceneggiature, o narrativa?
Sto lavorando a una sceneggiatura, sulla vita di un grande artista, tutt’ora vivente, ma non voglio dire di più per scaramanzia. Poi sto pensando a un nuovo romanzo, che ho ancora solo nella testa perché...mi manca il tempo per dedicarmici!
Cosa fa nei momenti liberi – presumo pochi – per rilassarsi?
Cammino. Amo fare lunghe passeggiate, e quando posso vado a nuotare, in mare o in piscina. Sono le cose che mi rilassano di più.
Che consigli darebbe chi voglia fare lo sceneggiatore o il narratore?
Come prima cosa di leggere, ma anche di esercitarsi a scrivere, da solo, o affidandosi a un buon corso di scrittura. Le scuole di scrittura però è bene ricordare che non fanno miracoli, non sono in grado di sfornare grandi scrittori se non si nasce con una predisposizione, come può essere quella per la musica, la pittura, o altro. Possono però affinare la tecnica, e sono comunque un modo di frequentare la cultura, che serve per migliorarci in ogni campo, come andare anche a un concerto, o a vedere una bella mostra. L’arte e la cultura accrescono il senso critico e sono importanti per i giovani soprattutto, perché non cedano a un’omologazione verso...il basso!