Com'è difficile accettare amori diversi
Autore: Salvo Vitrano
Testata: Il Mattino di Napoli
Data: 26 maggio 2014
In «Le inutili vergogne» Savarese narra passioni contrastate, sia coniugali che gay
Benedetto de Notaris, ginecologo cinquantenne di famiglia ricca e presumibilmente nobile, protagonista del secondo romanzo di Eduardo Savarese intitolato Le inutili vergogne (Edizioni e/o, pagg. 224, euro 16,50), appare rassegnato a vivere un privato di coazioni nevrotiche che lo rendono solitario e fragile, ossessionato per giunta dal ricordo di un atto di viltà nei confronti del più grande amore della sua vita. Non ha mai saputo sottrarsi apertamente alle convenzioni sociali che contrastano con i suoi desideri omosessuali. A Napoli, nell'ala della villa avita in cui abita, gli fanno compagnia solo complici di sesso fugaci, spesso anonimi, e gli sguardi immmobili delle bamboline Barbie schierate in vetrine da collezionista. Finché uno specchio non comincia a mostrargli enigmatiche immagini provenienti da luoghi invisibili.
Intercalate alla cronaca delle giornate di Benedetto, ci sono le pagine del memoriale della defunta zia Gilda che ha ravvivata una tradizione familiare di rapporti miracolosi con l'aldilà, immergendosi, dopo una sfortunata vicenda d'amore, nella pittura di Lorenzo Lotto e in eterodosse meditazioni religiose. Le sue riflessioni indicano nella pienezza dell'amore sessualmente disinibito una via per restituire un senso religioso al corpo umano, al suo essere carne creata per un destino di eternità. «Adoro il Creato nelle sue creature scrive la zia Gilda soprattutto in quelle destinate a sfuggire alla norma. Come me, come Ottavio, come Benedetto». E a sostegno cita il predicatore cinquecentesco Pietro da Lucca: «Il cuore del vero cristiano deve sciogliersi oltre i propri limiti per sentire nella propria carne l'amore di Cristo».
Dopo l'apprezzato romanzo d'esordio Non passare per il sangue, Eduardo Savarese nato a Vico Equense nel 1979, magistrato e studioso di diritto internazionale ha scritto un'altra storia d'amore omosessuale che mette in questione le ragioni e le passioni di varie vite e generazioni. Nel nuovo libro fa affiorare un'idea di letteratura come viaggio in territori in cui le dinamiche delle pulsioni sessuali risulterebbero figure dei misteri della fede cristiana. Quest'idea alla quale sembra offrire sostegno una postfazione "teologica" del gesuita filosofo padre Paolo Gamberini potrà scontentare moralisti e credenti propensi a un dogmatismo abitudinario, ma anche provocare perplessità in un lettore incline a una visione aperta e laica della sessualità. In definitiva se Benedetto, pur sempre un medico, avesse letto con attenzione Freud - il quale oltre un secolo fa chiarì il naturale polimorfismo sessuale della specie umana - forse non gli sarebbe stato necessario trafficare tanto nel suo sottosuolo con sensi di colpa, visioni ultraterrene, meditazioni della zia Gilda, per scorgere infine in uno specchio stravagante i segni di frantumazione della propria identità e arrivare all'ora fatale del coming out. Ben più persuasivo riesce il romanzo nel suo rendere tangibili le resistenze opposte dalle convenzioni sociali a ogni sessualità ritenuta irregolare. Resistenze angosciosamente interiorizzate come "inutili vergogne" nel caso di Benedetto, sfocianti in tragedia nel caso dell'amato e rimosso Gaetano, istigatrici di insensate crudeltà maritali nel caso eterosessuale della zia Gilda. Dopo l'avvio reso un po' macchinoso dall'alternarsi di cronaca e memoriale segreto, sono gli attenti tocchi realistici impiegati nell'evocare i personaggi, i loro volti e gesti, incontri e scontri, i loro ambienti, a fornire alla miscela visionaria incalzante concretezza e tensione drammatica crescente.
Benedetto, la zia Gilda, la popolaresca transessuale Nunziatina, il sacerdote padre Vittorio, il francese Jean-André, fidanzato con una nipote di Benedetto, finiscono con l'intrecciarsi in un vortice narrativo e in colpi di teatro che potranno indurre persino qualche scettico ad accondiscendere provvisoriamente alla favola sovrannaturale. Per lasciarsi trascinare dall'originale e virtuosistica messinscena di svelamento delle dinamiche dei desideri lungo percorsi a ostacoli saldamente collocati dalla scrittura anche nella dimensione materiale e terrena.