Scrivere un romanzo è un po creare un mondo: ci si mette dentro quello che si vuole, si rimodella la realtà, si
scelgono le storie e i personaggi a cui dare risalto, si definisce una verità possibile che nasce nella propria mente e
che si sente il bisogno di narrare.
Per una sceneggiatrice esperta e di talento, scrivere diventa pratica naturale. È evidente la grande capacità di
raccontare che Anna Pavignano ha acquisito durante anni di lavoro: la struttura del suo romanzo, Da domani mi alzo
tardi, seppur molto differente dalla struttura di uno screenplay, è fluida e lieve come un bel ricordo.
Ed è proprio di ricordi che si nutre questa storia un po biografica un po fantastica che lautrice costruisce attorno a
Massimo Troisi, indimenticato attore comico napoletano e, per un periodo, suo compagno, in amore e nel lavoro.
Immaginando che il protagonista de Il Postino non sia morto al termine delle riprese del suo ultimo film, ma solo
ritiratosi in campagna, la Pavignano decide di raccontarne l'ipotetico ritorno a Roma, il suo riavvicinarsi alla vita di
prima, alla sua casa, agli amici, al lavoro.
Il desiderio di sentire vicina una persona amata, stimata, piacevolmente ingombrante nella sua vita, è il motore che
spinge la scrittrice a riallacciare i fili di una sua esistenza immaginaria.
Alternando aneddoti sulla preparazione delle pellicole più note del regista napoletano e memorie così fortemente
personali da risultare a tratti troppo intime per essere lette, Anna Pavignano si lascia trasportare dalle emozioni e
crea unalternativa a una realtà che molti non avrebbero voluto. Una nuova vita che sembra vera, che si desidera
vera o che semplicemente si inventa, per sfuggire alla tremenda immutabilità del passato.
Ma il cuore "difettoso" di Troisi l'ha portato via agli amici, agli affetti, al pubblico che sempre ricorda il ragazzo timido
e a prima vista impacciato che con i suoi due compagni di ventura, "emigranti" per amor del teatro, tante volte l'ha
fatto ridere con i suoi tic, la parlata balbettante dal forte accento partenopeo, le sue battute surreali e surreali,
irresistibili arrivando fino all'Oscar.
Il ritratto che Anna Pavignano disegna è teso a ricordare più luomo più che lartista, sebbene fosse difficile
distinguere l'uno dall'altro. Ci parla del Troisi che quando usciva in compagnia faceva divertire gratis e per questo
non pagava mai la cena, del Troisi che si faceva prendere dalla pigrizia e dormiva fino alle due del pomeriggio e che
in questa sua vita immaginata, per migliorarsi, decide di alzarsi tardi anziché tardissimo come di sua abitudine.
Purtroppo simili seconde possibilità non sono previste per gli uomini. Restano, però, i ricordi.
www.closeup.it