Storia sulla convivenza a Piazza Vittorio, la più interetnica delle piazze romane
Migrare da una terra fino ad arrivare a migrare da se stessi, tanto
da divenire mimetici alla realtà per capire le molteplici verità
che albergano nel condominio abitato dal mondo. Il condominio
è quello di Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio
di Amara Lakhous.
Come in un dramma pirandelliano, lincomunicabilità
tra i condòmini mette in scena le verità di ognuno. Non solo, svela anche
le spinte conflittuali latenti in una stessa anima e, dunque, come suggerisce
Amed una delle voci di questo romanzo polifonico «la gente dovrebbe
cambiare nome ogni tanto, per creare un equilibrio tra le varie personalità
che vivono in conflitto dentro ognuno di noi».
Lo straniero di Camus e limputato del processo di Kafka adottano lindifferenza
come la soluzione ultima di un uomo che, alienato dalla realtà,
rinuncia a comprenderne i meccanismi e finisce per accettarne le estreme
conseguenze. Per Lakhous «Il peggio che possa accadere tra due culture
è lindifferenza; preferisco il malinteso costruttivo da cui può generarsi
dialogo».
Nel condominio abitato dal mondo non è così. Il dialogo tra i condomini
è negato dall'imposizione del proprio ego sulle vite altrui. Così Parviz Mansoor
Samadi, liraniano che passa il tempo a dar da mangiare ai piccioni,
diventa per Elisabetta, la vecchietta appassionata di gialli e straziata dal
dolore per la perdita del suo cane, uno spacciatore che finge di dare da
mangiare ai piccioni e in realtà smista droga.
È Ahmed, algerino arrivato in Italia per sfuggire alle «sabbie mobili del
passato», lunico in grado di decentrare se stesso al punto tale che nemmeno
gli altri sanno chi sia davvero. La vita di Ahmed inizia a piazza Vittorio
dove finisce la via Merulana di Gadda. Il tributo a Gadda si risolve
nelluso dei dialetti e nella struttura di romanzo giallo ricerca dellassassino
del Gladiatore per lasciare poi emergere la vita di Lakhous. Otto
anni diviso tra la condizione di esiliato, emigrato e volontario in un centro
di accoglienza a piazza Vittorio. «Quando sono partito da Algeri ho assistito
al mio funerale; allaereoporto il mio cimitero non mi sono voltato
indietro, avevo paura dellultimo sguardo».
Scontro di civiltà per un ascensore piazza Vittorio è il primo romanzo
autotradotto da Lakhous. «Nel momento in cui traducevo mi rendevo conto
di riscrivere un altro romanzo», scrive. Lakhous «contrabbandiere» di
idee, metafore, immagini, ha attraversato le frontiere della lingua per nutrirsi
dell' italiano tanto da arrivare a chiedersi, attraverso le parole di Ahmed,
se non sia proprio la lingua italiana la sua nuova dimora, piuttosto
che questo o quellaltro paese.