Un titolo azzeccato e una bella copertina sono già dei passi avanti per un romanzo, gli permettono almeno di incuriosire chi guarda smarrito la valanga di novità che frana ogni settimana sui banconi delle librerie. Certo, il titolo e limmagine da solo non bastano, La ricerca del tempo perduto o Centanni di solitudine avrebbero un posto donore nella nostra biblioteca anche senza quelle intestazioni folgoranti: però forse non ci saremmo accordi del romanzo di Amara Lakhous se il titolo non ci avesse conquistato. Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio accende limmaginazione, ci spinge allacquisto e subito a leggere cosa diavolo mai è accaduto in quello stabile abitato da gente diversa, dentro quellascensore, pomo della discordia.
Le note di copertina citano Il pasticciaccio brutto di via Merulana e forse esagerano. Il romanzo dello scrittore algerino non arriva alle ginocchia del capolavoro di Gadda, però si fa leggere con piacere. Amara Lakhous vive a Roma dal 1995, è laureato in filosofia ad Algeri e in antropologia alla Sapienza, e da tempo sta lavorando a un saggio, Il caso della prima generazione degli immigrati musulmani in Italia, che si preannuncia interessante.
Nel frattempo ha scritto in italiano questo romanzetto agrodolce che ha vinto il premio Flaiano. Tutto ruota attorno alle indagini sullomicidio di un brutto ceffo, il Gladiatore. Tanti fra i condomini hanno unipotesi da sviluppare: la bisbetica portiera napoletana, il professore milanese che odia i romani, il cuoco iraniano che non sopporta la pizza, la signora sola che vive per il suo cagnolino, il regista olandese che vuole girare un film su piazza Vittorio, la ragazza impegnata nel volontariato e, su tutti, Amedeo, esule algerino di grande cultura, amico di tutti e principale sospettato dellomicidio.
Ma la vera protagonista in fondo è proprio la piazza, la sua vita intrecciata di mille vite, la sua confusa vitalità. Leggetelo, ne vale la pena. E una finestra nuova sulla nuova città.