Il novello Imperatore di Roma
ha il suo Virgilio, politicamente
corretto e buonista come lui
Quel che è giusto è giusto: lunico politico
in grado di raccogliere e affratellare
sotto le proprie insegne candidati
che vanno da Nunzio DErme a Olimpia
Tarzia, fino ad Alberto Michelini, non può
essere chiamato sindaco come una Iervolino
qualsiasi. Al divo Veltroni va riconosciuto
il rango di Imperatore e intorno
a lui, Augusto del Terzo Millennio, non
fanno certo difetto gli aspiranti al ruolo di
Virgilio. Cineasti impegnati, attempati
giovani scrittori nazionali ed esteri, rockstar
e cantautori, Jovanotti e Mannoie.
Per tutti, da tempo, Walter ha una parola
buona e un incoraggiamento, sotto forma
di presentazioni, vernissage, proiezioni,
concerti et circenses.
Noi, però, siamo riusciti a individuare,
nella pletora dei possibili candidati, il perfetto
Virgilio per il nuovo Imperatore, ladeguato
cantore di quel buonismo elevato
a teorema politico e chiave interpretativa
del mondo, di cui Walter detiene il copyright.
E un outsider, il che non guasta, e si
chiama Amara Lakhous: trentaseienne algerino
arrivato in Italia nel 1995, ex mediatore
culturale, oggi in forza allagenzia
AdnKronos, e autore di Scontro di civiltà
per un ascensore a piazza Vittorio (Edizioni
e/o, 189 pagine, 12 euro). Aiutato non
poco dallammiccante titolo simil-gaddiano,
salutato come rivelazione da illustri recensori
e fresco vincitore del Premio Flaiano
dopo qualche settimana di stazionamento
in classifica, il romanzo di Lakhous racconta
la vita quotidiana di un gruppo di condomini
nel romano quartiere Esquilino, tra
beghe multicult tinte di noir per via di un
misterioso delitto.
Qualcuno ha ammazzato
nellascensore Lorenzo Manfredini, detto il
Gladiatore, e attorno allomicidio, lugubre
cartina di tornasole, si materializzano tutti
i fraintendimenti, le idiosincrasie e i pregiudizi
immaginabili tra persone di origine
sociale, nazionale, religiosa, anche soltanto
regionale, differente. Con alterni risultati
di credibilità, Lakhous fa parlare ogni personaggio
in prima persona, dalla portiera
napoletana allimmigrato persiano che odia
la pizza. E odia pure la portiera, perché per
lei tutti gli immigrati sono albanesi, se maschi,
e filippine, se donne.
Multicult da caseggiato
Ci sarà un sospettato dellomicidio, naturalmente
un immigrato dal passato doloroso,
ci sarà un commissario bravo cristo che
fa locchiolino a Montalbano, ci sarà pure
un regista olandese (Johan van Marten, non
Theo van Gogh) che ama il neorealismo e
vuole girare un film sullassassinio nellascensore.
E ci
saranno alcuni
colpi di scena
che non sarebbe
carino anticipare,
visto
che comunque
si tratta di un
giallo.
Il succo
veltroniano è
tuttavia ben distillato
e riconoscibile:
se
non ci tolleriamo
e non ci vogliamo
bene
(anzi, se ci stiamo
cordialmente sugli zebedei) è solo perché
non facciamo uno sforzo per capire laltro
(la portiera napoletana e pure berlusconiana
non ci arriverà mai, è chiaro). Sopraffatti
dallovvietà, vorremmo rispondere
con lovvio: le semplici antipatie di caseggiato,
non necessariamente sfocianti nellomicidio
(non quanto si vorrebbe, almeno)
sono diffuse anche in situazioni etnicamente
monolitiche. Ma poi ci viene in mente
che grazie a Veltroni è stata istituita, anche
a Roma, la Festa dei vicini di casa. E allora
tutto quadra (lomicidio, soprattutto).