Divorzio all'islamica a viale Marconi di Amara Lakhous
Autore: Licia Lanza
Testata: Libriconsigliati
Data: 25 marzo 2011
Quando il capitano del Sismi “Giuda” ha bisogno di un infiltrato per scoprire volti e nomi dei terroristi che stanno preparando un attentato nella capitale, sceglie Christian, un giovane siciliano che “parla l’arabo meglio degli arabi”. Christian diventa Issa il tunisino e viene spedito in viale Marconi in cerca di casa, lavoro e soprattutto contatti. Da questo momento deve smettere di parlare correttamente l’italiano, deve iniziare a pensare come un immigrato, la sua vita diventa quella di un immigrato. Viale Marconi, dove l’autore stesso ha vissuto per quattro anni, è per Issa il tunisino “l’Italia del futuro”, una nuova casa in cui incontra persone di etnia diversa, ognuna delle quali ha qualcosa da raccontargli e insegnargli. Tra loro Sofia, una giovane donne egiziana, moglie infelice di un architetto-pizzaiolo, madre della piccola Aida e con un grande sogno da realizzare: fare la parrucchiera.
L’autore affida a Issa e Sofia il compito di raccontare la quotidianità di viale Marconi ed è nella doppia narrazione – un capitolo a testa in un’alternanza che si sussegue per tutto il romanzo – che emergono sogni e paure degli immigrati e degli italiani. Issa e Sofia sono le due facce della stessa medaglia, ovvero quella della convivenza, dell’integrazione. Se Issa è lo sguardo dell’italiano che improvvisamente scopre situazioni di cui sente parlare quotidianamente – case stipate, lavoro irregolare, burocrazia italiana che consegna permessi di soggiorno già scaduti – Sofia è la voce della donna immigrata che si ribella a un marito geloso e cieco nella sua osservanza religiosa, ma che allo stesso tempo deve confrontarsi con il suo velo, perché “con il passare del tempo divento solidale con il mio velo. […] È vero che all’inizio non l’ho scelto, però adesso è il simbolo della mia identità, anzi è la mia seconda pelle. […] Non solo devo accettarlo, ma difenderlo pubblicamente. Non è più una questione di velo, di vestito, di tessuto, ma di dignità. Se non accettano il mio velo vuol dire che rifiutano la mia religione, la mia cultura, il mio paese di origine, la mia lingua, la mia famiglia, in breve la mia intera esistenza. E questo è inaccettabile”.
La trama in realtà altro non è che la cornice in cui si inseriscono temi importanti quali il confronto religioso, la democrazia, la libertà individuale, accompagnati sempre da una vena ironica capace di abbattere pregiudizi e luoghi comuni di entrambe le parti, per fare spazio alle cose così come stanno.
Un romanzo sulla differenza reciproca, su culture che poste l’una di fronte all’altra devono provare a guardarsi, sull’importanza di incontrarsi e conoscersi per tentare di capirsi.