Un pirata piccolo piccolo
Testata: LibriConsigliati.it
Data: 24 novembre 2011
“Chi nasce il 29 febbraio vive il tempo in un modo davvero strano: salta da 4 a 8, da 8 a 12 e così via”. Questa è la condizione di Hassinu, il protagonista di Un pirata piccolo piccolo, che dopo aver compiuto 36 anni si ritrova ad averne 40 senza aver tagliato il traguardo del matrimonio, della stabilità economica, della maturità che la tradizione musulmana gli chiede.
Impiegato delle poste, Hassinu è (ancora) uno scapolo che non può vantare raccomandazioni e protezioni in un mondo dominato dalla corruzione e dal clientelismo. Teme di perdere il lavoro perché nei momenti di crisi i primi a essere licenziati sono coloro che non hanno bocche da sfamare, continua a fare domande per un alloggio popolare che non gli viene assegnato perché la precedenza è data alle famiglie numerose. Lui sta in fondo alla lista, nessuno lo prende in considerazione. La famiglia gli ha sottratto spazio, costringendolo a vivere in pochi metri quadrati, i colleghi sono presi dai loro loschi affari. Non ha amore ma cerca appagamento sessuale nel suo incontro settimanale con la prostitua Malika e negli appuntamenti con M6, il canale francese che offre incredibili visioni di donne nude. Sospetta di tutti e ha come unico interlocutore Fertàs – il calvo – il suo membro virile che è certo non lo tradirà mai. Credente a modo suo, mentre recita le preghiere si ritrova a ironizzare sulla religione, mescolando imprecazioni e rivendicazioni a invocazioni religiose. Hassinu è solo, si sente in trappola, senza speranza, si vede attorniato da cimici che vogliono succhiargli ogni goccia di sangue e di vita, che vogliono portargli via tutto e lasciarlo in rovina.
Quando Hassinu realizza che sabato 29 febbraio passerà direttamente da 36 a 40 anni esplode ferocemente la sua rabbia contro tutti, contro l’Algeria, contro Dio, contro ogni persona che incontra sul suo cammino, in uno sfogo che diventa allucinazione. Sogna una rivalsa identificandosi con il suo antico antenato, il pirata Reis Hamidou ben Ali, ma lui rimarrà un pirata piccolo piccolo, chiuso tra le sue ossessioni, i suoi rituali, la sua impossibilità di trovare una strada.
Il romanzo è stato scritto diversi anni fa, quando Lakhous frequentava l’università e cercava di elaborare una visione personale del mondo: “Mi dovetti confrontare con una realtà contradditoria: una religione in crisi, una politica in crisi, un intero Paese in crisi, una società in crisi, un codice della famiglia che penalizza fortemente la donna. Da questo confronto nacque un romanzo che queste crisi racconta”. Non riuscì a trovare un editore disposto ad assumersi il rischio di pubblicarlo e quando fu costretto a lasciare l’Algeria lo portò con sè, nonostante il pericolo dei controlli alla frontiera. Uscito col titolo Le cimici e il pirata nel 1999 presso un piccolo editore romano – e mai distribuito – per pubblicarlo Lakhous spese tutti i soldi che aveva risparmiato. Oggi ci è riproposto da edizioni e/o, che ci consegnano il ritratto di un personaggio ostaggio delle contraddizioni della sua società.