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Addio, bella crudeltà è un grande libro sull'amore e sul potere

Autore: Carlotta Sisti
Testata: Elle
Data: 6 febbraio 2025
URL: https://www.elle.com/it/magazine/libri/a63660691/addio-bella-crudelta-libro-riccardo-meozzi-intervista/

L'esordio di Riccardo Meozzi, classe 1994, pubblicato da e/o edizioni parla di equilibri e disequilibri all'interno della coppia e lo fa attraverso il tema della malattia

Lidia e Giovanni dovevano collimare, corrispondere e trovare respiro vitale l'uno nell'altra. Nelle intenzioni di Riccardo Meozzi, che li ha immaginati prima e fatti agire su pagina poi, il bisogno che all'inizio della loro conoscenza questi due giovanissimi spiriti irrequieti combaciassero alla perfezione, che rispondessero ad una sorta di invocazione silenziosa, era ineluttabile. Come ineluttabile, per Meozzi, qui al suo romanzo d'esordio con questo Addio, bella crudeltà (in uscita il 12 febbraio per e/o edizioni), era anche la fine di questa storia d'amore famelica e feroce, consumata voracemente e sgarbatamente in una provincia italiana che arranca scomposta verso il cambiamento della fine degli anni Novanta. "Non hanno mai avuto speranza", mi racconta Meozzi: nemmeno in una delle, mi immagino, decine e decine di versioni di questo racconto che parla tanto di amore quanto del potere che esercitiamo, al contrario, subiamo, Lidia e Giovanni si sarebbero salvati. Perché ad Addio, bella crudeltà sta a cuore raccontarci come siamo destinati a fallire, quando ci intestardiamo a voler costruire interi mondi su fondamenta di carta velina. E quando al peso delle nostre ambizioni si somma anche un evento imponderabile e devastante, essere spazzati via è invendibile.

Quando hai iniziato a pensare che la malattia potesse essere l'innesto per raccontare tanto altro?

La verità è che a me serviva per un switch narrativo, e mi serviva perché a un certo punto l'equilibrio di potere fra i due protagonisti, Lidia e Giovanni, si sarebbe in qualche maniera dovuto invertire, ribaltare. E avevo bisogno della cosa più naturale possibile per far sì che questa cosa si realizzasse, come può essere, appunto, la malattia. In quel periodo parlavo tantissimo con amici e colleghi di come andavano le cose nella loro vita di coppia, e, in particolare, di com'erano andate in passato, quando stavano con altre persone. E per tutti c'era questo leit motive per il quale a un certo punto, per disagi vari, o di natura fisica o di saluta mentale, si erano ritrovati dall'altra parte della barricata, in una situazione dove si sentivano colpevolizzati di non tenere in giusta considerazione l'altra persona. E questo perché comunque, nella loro singolarità, mantenevano dei desideri: desiderio di andare avanti nella vita, ma anche desideri che riguardavano tutta la sfera sessuale, la sfera relazionale. Dall'altra parte, invece, avevano delle persone che erano, anche se talvolta per giustissime ragioni, ferme. Quindi all'interno dell'economia narrativa, mi sembrava che fosse una cosa sensata inserire uno stravolgimento com'è la malattia, soprattutto perché è una cosa che può letteralmente succedere dall'oggi al domani.

E prima di far entrare la malattia, che libro era Addio, bella crudeltà? Una storia d'amore con uno sbilanciamento di potere?

Esatto, fondamentalmente sì, l'idea era che questo potere si rimbalzasse da una parte all'altra durante tutto l'arco narrativo. Poi però mi sono reso conto che, quanto meno per me come lettore, poteva essere più interessante raccontare proprio come la cosa si poteva invertire definitivamente. Quindi all'inizio hai la protagonista, che è Lidia, che prende il sopravvento, mentre tutti i capitoli che parlano del passato della coppia mostrano come, invece, quel sopravvento, quel potere, lo avesse sempre avuto lui, Giovanni. (...)