È l'autrice più letta in Francia, sette milioni di libri venduti in dieci anni, alla faccia dei critici che la snobbano. Con questo decimo romanzo Virginie Grimaldi firma un'altra delle sue storie che fanno bene: bu ff e e toccanti, piene di personaggi luminosi e di emozioni in cui ognuno si può riconoscere. Anche se lo spunto le è venuto da un lutto, la morte di suo padre, ne è nata una grande storia d'amore. E giocando doppiamente con gli specchi, ha messo un po' di sé in entrambi i protagonisti, Elsa e Vincent. Due che all'inizio non si prendono a ff atto, un'antipatia istantanea, quasi di pelle. L'incontro avviene per caso, nella sala d'attesa di uno psicoterapeuta, entrambi ci sono arrivati segnati dal dolore. Lei, impiegata in un'agenzia di pompe funebri, divorziata con un figlio quindicenne, non riesce a superare la perdita dell'amatissimo padre ed è caduta in una depressione profonda. Lui, scrittore di successo, che firma best seller ed è adorato dai fan, padre amorevole di due figlie, non è capace di godersi la felicità e lasciarsi andare nei sentimenti, di costruire una vera relazione: qualcosa gli impedisce di amare davvero. Mentre scavano ognuno nei propri traumi, quella loro avversione iniziale piano piano si trasforma, soprattutto grazie a una dote che hanno in comune: l'ironia e la capacità di ridere, anche di sé stessi. Così, tra le lacrime e le risate, si studiano, si provocano, si avvicinano e scoprono che l'amore è la cura migliore per superare qualsiasi ferita, provando a ricominciare insieme.