«Per Jean Roscoff il futuro non è radioso. È un ex accademico di 68 anni, di matrice mitterrandiana, mollato dalla moglie e detestato dalla figlia. Beve molto ma l'alcol non lo aiuta ad affrontare la sua angoscia esistenziale. Era stato uno studente di sinistra all'École Normale Supérieure, un attivista di Sos-Racisme, sempre dalla parte giusta della storia... Da quando la sua vita ha cominciato ad andare a rotoli? Ora tutti ne parlano come di un vecchio maschio bianco privilegiato e dominatore anche se lui si chiede chi potrà mai dominarlo, con la sua pancia prominente e i suoi doposbronza letali. Per recuperare un po' si era messo a lavorare alla biografia di Robert Willow, un poeta americano poco noto che viveva a Étampes e che morì in un incidente d'auto negli anni sessanta. Peccato che Robert Willow fosse nero e che lui, nel suo universalismo, abbia omesso quel dettaglio. Roscoff è accusato di neocolonialismo e attaccato da tutte le parti. Il talento di Abel Quentin consiste nel servirsi del romanzo per mettere a confronto le idee più diverse senza esprimere la propria. Erede di Balzac, Quentin ha più di un asso nella manica.»