«Boris ha quattordici anni, frequenta con profitto la terza media ed è un ragazzo congolese naturalizzato francese (proprio come l'autore di questo romanzo). Vive con lo zio Fulgence e sua moglie Béatrice, che crede che il ragazzo sia figlio del marito. Perché così c'è scritto sul passaporto, perché questo è l'escamotage scelto dall'uomo per far uscire il ragazzo dal Congo quando aveva solo sette anni. Tutto, però, inizia a cambiare -a vacillare- quando una sera il giovane protagonista vede arrivare in casa suo padre -il fratello di Fulgence- di cui non aveva più notizie da anni e che credeva morto. Inizia così I miei due papà, opera prima di Erik Mukendi, poeticissimo romanzo che parla di integrazione e sopravvivenza, mettendo al centro chi fatica a trovare il proprio posto nel mondo perché stretto tra pregiudizi e barriere sociali (erette anche da chi dovrebbe integrarsi).[...]
I miei due papà è un romanzo commovente, uno spaccato ironico e veritiero dei nuovi contesti multietnici che stanno prendendo forma in Europa. Grazie al suo stile agile e alla profondità di certi sentimenti, Mukendi riesce magicamente a trasferire, pagina dopo pagina, tutti gli stati d'animo vissuti dal protagonista. Ed è impossibile non stare dalla sua parte.»