Tatà di Valérie Perrin (e/o, traduzione di Alberto Bracci Testasecca) è un intreccio raffinato, un’indagine nella vita degli altri, per capire la propria, ed è un romanzo che come una scatola cinese ne contiene diversi.
È un racconto molto personale, ambientato nei luoghi dell’infanzia dell’autrice, che con discrezione e delicatezza tratta le vite dei suoi protagonisti, dando voce anche a chi in apparenza non l’ha mai avuta. (...)
In Tatà ci sono intrecci complessi, e colpi di scena che rischiarano all’improvviso, e danno senso a quello che si è. Come in Cambiare l’acqua ai fiori, il passato si riempie di luce, in storie che si svelano, rivelando la bellezza imperfetta dell’esistenza.
Il testo è denso, generoso nelle descrizioni di oggetti e luoghi riparatori dell’anima e nella costruzione di immagini capaci di rendere immenso il piccolo: in fondo la vita è questo, anche quando sembra cosa da niente, invece è tutto.
Tutti abbiamo una storia: con Tatà Valérie Perrin dimostra, con la grazia della scrittura e la raffinatezza delle emozioni, tutta la sua capacità di cogliere la profondità delle cose della vita, le mille battaglie degli altri di cui ignoriamo l’esistenza. E la storia di Colette, vera protagonista silenziosa, sembra sussurrarci: Sii gentile. Sempre.