Lì al cinema, un certo tipo di realtà si interrompe. Un tipo di cinema che il cliente conosce come le rughe sul volto di un amante. E allora, per un momento, si possono persino dimenticare il pugno del padre e lo sputo della madre che colpiscono Secondo, quando il suo fratellino racconta di averlo visto sfiorarsi con un altro ragazzo, in una radura inondata da sottili raggi di luna. Per un momento, Secondo può davvero toccare un altro uomo, mentre sullo schermo dello scalcinato Cinema dei Lavoratori di Mawei passa un film di guerra che esalta il patriottismo dei comunisti di Mao Zedong nella resistenza contro il Giappone o nella guerra di Corea. Per un momento, Secondo osa sognare di diventare "primo", grazie all'amore. Senza sapere che quell'uomo che gli dà i brividi è sposato con una donna in un matrimonio combinato. Cinema Love inizia così, coi ricordi di un anziano immigrato cinese auto relegato nel suo appartamento di East Broadway, New York, anche dopo la fine della pandemia di Covid-19. Non è un caso che l'autore, Jiaming Tang, sia un immigrato queer cinese che vive a sua volta a Brooklyn. Molto meno pronosticabile il fatto che si tratti del suo romanzo d'esordio. La maturità e la potenza del racconto sono fulminanti e Tang dosa con sapienza momenti crudi e spietati insieme a dettagli ironici e persino dolci. Su tutto aleggia però un costante senso di perdita e di rimpianto. A partire dalla nostalgia per quel cinema che all'inizio degli anni '80 diventa un improbabile oasi per gli omosessuali del Fujian. (...)