Arricchito in appendice da due scritti di Bruno Trentin e Pino Ferraris, entrambi più volte chiamati in causa nel ragionamento sviluppato da Marcon, nella prefazione di Maurizio Landini si ricorda come la storia delle organizzazioni sindacali, non soltanto italiane, in questo libro non assuma i contorni sbiaditi di un “artificio retorico”, perché “è proprio guardando a quella storia che si può capire meglio il mondo di oggi e trarre utili indicazioni per dare nuovo slancio e impulso a un soggetto fondamentale della rappresentanza collettiva”.
Nei suoi sette brevi capitoli il libro infatti alterna storie del sindacato di ieri e di oggi, come quella di Osvaldo Gnocchi Viani, personalità da sempre pressoché dimenticata, che nel 1891 partecipò alla nascita della prima Camera del lavoro di Milano, e nello stesso anno fondò la Società Umanitaria e l’Università popolare, indicando sin da subito la strada da seguire anche per il futuro, vale a dire il tentativo di costruire un rapporto virtuoso tra organizzazioni sindacali e società civile.
Dunque il presente guarda indietro per andare avanti, tornando proprio all’idea di quel sindacato di strada che, declinato ai nostri giorni, significa occuparsi di quei lavoratori che faticano a riconoscersi in qualcuno perché il lavoro è cambiato e per questo sono difficili da tutelare, spesso complicati da intercettare, altrettanto spesso abbandonati al loro destino, tra precariato diffuso e working poor. E allora come intervenire? E perché questo libro proprio ora?
“Penso che il sindacato sia ancora uno dei soggetti vivi nella società civile, e che abbia un ruolo importante per il mondo del lavoro e dei lavoratori – ci dice Giulio Marcon –. Più in generale, continua ad avere un ruolo determinante anche nei cambiamenti che riguardano il Paese. Il sindacato rappresenta ancora i diritti dei lavoratori, li difende; allo stesso tempo, con questo libro volevo approfondire il ruolo che può svolgere nei mutamenti della società, attraversata dalla crisi dei partiti, e dunque da una crisi di rappresentanza, in un periodo storico e politico in cui metà degli italiani aventi diritto non va più a votare. Ecco, in questo senso i sindacati rappresentano oltre 16 milioni di cittadini, organizzano la loro partecipazione e proiettano le loro aspirazioni. Mi interessava capire che tipo di ruolo possano svolgere le organizzazioni sindacati in questo nuovo scenario”.