«Ho passato tutto questo tempo a non raccontare. Raccontare è difficile, perché quando comincio mi sento male. Per questo la tentazione è sfuggire, parlare d'altro». Padre Luc Bucyana è un sacerdote ruandese, classe 1961, attualmente residente in Svizzera. Ci sono voluti trent'anni, perché lui, come altri membri della sua "famiglia d'elezione", decidessero finalmente di raccontarsi. Le loro storie sono state "accolte", prima ancora che raccolte, dal giornalista Pietro Veronese e pubblicate nel libro La Famiglia. Una storia ruandese (Edizioni e/o, pagine 208 euro 18), in occasione, appunto, di un trentennale: quello del genocidio dei tutsi del Ruanda. (...)
Già all'indomani dei massacri, alcuni studenti avevano iniziato a ricreare tra di loro legami familiari, non basati sul sangue, ma sul bisogno di solidarietà e condivisione. E lo stesso hanno fatto anche alcuni esuli che, per varie ragioni, hanno deciso o hanno dovuto lasciare il Paese. È il caso della Famiglia Igihozo, in Italia: un gruppo di persone che non sono parenti tra di loro, salvo in alcuni casi, ma che si sono scelte per condividere le loro storie di sopravvissuti e le loro vite, in un Paese straniero. E così hanno trovato la forza non solo per affrontare le sofferenze, ma anche per andare avanti e rimettersi in gioco, per costruire qualcosa di nuovo: nuove vite, nuove speranze, nuovi amori, una propria famiglia. Ma sempre, e ancora oggi, sapendo di poter trovare nella grande Famiglia Igihozo - che in lingua kinyarwanda significa la nenia che si canta per cullare il bambino che piange - uno spazio del cuore e degli affetti, del racconto e dell'ascolto, di comprensione fatta non solo di parole, ma anche di vissuti, sentimenti ed emozioni.