C'è stata una stagione, in Italia, ricchissima di operatori e operatrici in campo educativo e sociale - figure come Danilo Dolci, Margherita Zoebli, don Zeno Saltini, lo stesso don Lorenzo Milani e tanti altri - che davano sostanza a una trasformazione sociale in senso egualitario e democratico, oggi forse diremmo inclusivo. È una stagione quasi dimenticata, al più evocata come memoria storica inerte, eppure è indicativa di un potenziale che non viene mai meno: specie nella crisi attuale dello stato sociale (anche crisi di senso del "sistema"), è proprio verso il basso, nelle reti che ancora tengono insieme le persone, nelle figure più attive e carismatiche seppure non famose, che dovremmo guardare, per ritrovare un indirizzo di marcia. Giacomo D'Alessandro, poco più che trentenne, queste reti le frequenta e le conosce e nel suo libretto Fare quanto è giusto. Le fatiche dei "buoni nel Paese che declina (e/o, 136 pp, 8 ) dà conto della sua esplorazione. «Che fare? - scrive - Diventare più radicali e più concreti, senza perdere umanità e umiltà».