Il racconto autobiografico e romanzato degli anni di New York, il fallimento della fotografia, le feste, le droghe, l’esplorazione sessuale : Maurizio Fiorino racconta Autoritratto newyorkese
(...) In Autoritratto newyorkese, i protagonisti non hanno un passato e non hanno un futuro. Ogni giorno è uguale al precedente e una prospettiva concreta, una progettualità non c’è.
«Non volevo che il passato nel romanzo trovasse posto, rischiavo di scrivere quel genere di autofiction lamentosa e che oggi va di moda in cui si dà la colpa di tutto quel che si fa, di tutto quel che si è a un passato cattivo, a dei genitori inadeguati. Il futuro, in realtà, c’è – quello c’è sempre, o quasi -, solo che non si vede, ché nessuno di noi ha la capacità di scorgerlo in modo nitido. I miei protagonisti falliscono in tutto. Non penso che fallire sia ciò che desiderano, semplicemente, a loro fallire sta bene».