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Stephanie LaCava "Liberiamoci dalla fascinazione per il dolore. E non avremo bisogno di vivere sotto anestesia"

Autore: Gianluigi Ricuperati
Testata: La Stampa
Data: 19 novembre 2023

I" suoi reading sono veri e propri rituali, sulfurei e glaciali. Le sue incursioni nelle vite di eroi ed eroine del cinema del tardo Novecento non hanno nulla di consolatorio. Se la parola "contemporaneo" avesse la consistenza di una tappezzeria, lei ci si artiglierebbe addosso, frequentandone i linguaggi più oscuri come un'unghia frequenta i fili che ha appena strappato. La sua immagine fisica gioca con fredda ironia con la tradizione cinematografica delle dive dai capelli rossi e con quella più attuale della produzione di immagini digitali infinite e interscambiabili. Stephanie LaCava - di New York, trentottenne, traduttrice dal francese, madre di due figli, molto vicina agli ambienti artistici più radicali di oggi - ha pubblicato due romanzi sottili e imperiosi, per i quali sarebbe sciocco invocare la parola "avanguardia", che nessuno più usa, ma che di sicuro non stanno comodi, adagiati, a ingrassare i meccanismi ben oliati delle "storie che funzionano", del nuovo classicismo romanzesco. Il primo, The Superrationals, era interessante. Il secondo, appena uscito in Italia, è intensissimo, e ha un titolo che potrebbe definire un intero cosmo di relazioni di oggi, Ho paura che ti interessi il mio dolore (e/o). Quest'ultimo, a differenza dei suoi modelli d'oltralpe, è a tutti gli effetti una storia, con protagonista, sviluppo e tutto ciò che si potrebbe attendere da un oggetto narrativo oggi. Ma possiede anche elementi sconcertanti: descrizioni così millimetriche da diventare quasi estatiche, una prosa insieme intima e distaccata, capace di "sezionare l'anima delle cose" ancor prima della psicologia del personaggio principale. (...)