Prendendo in mano Whale di Cheon Myeong-kwan tradotto dal coreano da Rosanna De Iudicibus, Edizioni e/o), la prima impressione è quella di essere di fronte a un tipo di romanzo molto in voga: la grande saga familiare che al tempo stesso racconta la storia di un Paese. Si pensi, solo per fare un esempio tra i molti possibili, alla silenziosa ascesa allo stato di bestseller di un libro come L 'ottava vita. (Per Brilka) di Nino Haratischwili.
Andando avanti nella lettura, si capisce però che, pur essendo anche quel tipo di romanzo, Whale se ne distanzia sotto diversi aspetti. Prima di tutto, molte situazioni hanno il sapore del realismo magico, quando non proprio del fantastico - incontriamo gente che parla con gli animali, metamorfosi e incantesimi - sebbene il clima generale abbia poco della stralunata levità a cui ci ha abituato un Gabriel García Márquez (o anche un Murakami Haruki, per citare un magico-realista d'Oriente): siamo più dalle parti della satira - di quella feroce - con occasionali momenti di «mano pesante» alla coreana, sia che si tratti di violenza sia che si tratti di sesso, atti a creare quel tipo di shock duro ma al tempo stesso divertente che è ben noto a chiunque segua il cinema di quel Paese. Varrà la pena dire che alcuni degli sketch a sfondo sessuale potrebbero risultare un po' datati ai lettori più sensibili alle tematiche di genere, ma tutto si spiega quando si scopre che Whale , ancorché candidato al Man Booker International Prize del 2023, non è uscito quest'anno: si tratta di un romanzo del 2004, che trova per la prima volta la propria traduzione in italiano (e per la seconda quella in inglese, dove esce ora per Europa editions, e quindi sempre sotto l'egida di e/o), che in patria è ormai da tempo assurto allo status di classico contemporaneo. (...)
Il modello è quello delle narrazioni orali, in cui l'iperbole e l'aggiunta di dettagli per dare maggior colore o emozione sono dispositivi retorici ordinari, così come è frequente che qualche elemento cambi per il semplice passaggio del narrato da una persona all'altra. E così, anche se Whale è anzitutto la storia di una donna e di un Paese, il romanzo acquista un sapore sinceramente corale, e non solo per la vastità del cast di personaggi: è letteralmente la voce che si ha l'impressione di sentire a «contenere moltitudini».